Lo sfogo di Dell’Utri: non sono detenuto ma prigioniero di una guerra contro Berlusconi
DA REBIBBIA L’ex senatore e fondatore di FI sta scontando 7 anni di pena per concorso esterno in associazione mafiosa
“La mia esperienza politica è stata un disastro”. Non usa mezzi termini in un’intervista a un quotidiano Marcello Dell’Utri, ex senatore e fondatore di Forza Italia, che sta scontando nel carcere di Rebibbia 7 anni di pena per concorso esterno in associazione mafiosa. “Io non mi sento un condannato detenuto, bensì un prigioniero che ha perso una guerra ancora in corso, e finché non finisce devo stare qui. Solo dopo mi libereranno”, afferma Dell’Utri. Una guerra contro chi? “Contro Silvio Berlusconi, e contro di me per interposta persona. Io per adesso studio la storia, ma forse arriverà un giorno in cui la scriverò anch’io. Ho già qualche idea”. Sente ancora Berlusconi per posta? “No, ogni tanto gli mando gli auguri, e lui mi ha mandato i saluti attraverso l’amico Confalonieri e altri che sono venuti a trovarmi. Ho ricevuto le visita di Brunetta, Romani, Toti, Palmizio, Prestigiacomo, Bernini, Gasparri, Santanché e molti altri”.
Quanto a Denis Verdini, coimputato con Dell’Utri nel processo sulla P3, “per motivi di opportunità non sì è fatto vedere, ma mi ha mandato i saluti. Questa storia del suo tradimento di Berlusconi non mi convince, conosco la sua devozione e l’affetto che ha per Silvio”. Rinnega Forza Italia? “No, quella fu un’iniziativa giusta, ma bisognava continuare a selezionare la classe dirigente del cosiddetto ‘partito azienda’. Nel 1996 mi sono candidato per difendermi nei processi, come ho sempre ammesso, e ho sbagliato. Lo status di parlamentare mi ha evitato la carcerazione preventiva e ha allungato i processi, ma avrei fatto meglio a farmi arrestare prima e scontare subito la condanna, quando avevo cinquant’anni; oggi sarei libero, un uomo saggio con un bagaglio di esperienza in più. Invece mi trovo qui dentro a 75 anni, vedo avvicinarsi il finale di partita e sinceramente mi dispiace parraslo qui dentro anziché con la mia famiglia, i miei nipoti e miei più cari amici”.
Non è che ha sbagliato a frequentare certi capimafia per mediare i rapporti con Berlusconi, come ha stabilito la sentenza di condanna? “Io non ho fatto niente di tutto questo”, risponde Dell’Utri. “Ho conosciuto solo Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, senza sapere che fossero mafiosi, se poi è vero che erano mafiosi. E partecipati alla festa di matrimonio di quel Jimmy Fauci, altra persona di cui non conoscevo le attività criminali, in cui arrivai che erano già alla torta”. “Ai politici i problemi delle galere non interessano, e io stesso in Parlamento non me ne sono occupato”, afferma Dell’Utri. “Sono dovuto arrivare qui per capire”.