Lo “shuttle” del futuro? Avrà la forma di un dito

Anche l’Italia ha il suo mini-shuttle. Si chiama IXV – Intermediate eXperimental Vehicle ed è un prototipo che prenderà il volo per lo spazio il prossimo ottobre dalla Guiana Francese. La sua missione durerà poco più di 100 minuti: il lanciatore Vega lo porterà in orbita fino a 412 chilometri di quota, poi il veicolo inizierà a scendere verso la Terra, raggiungendo la velocità vertiginosa di 7,7 chilometri al secondo. ‘Planerà’ nell’oceano Pacifico anche grazie a un sistema di tre sofisticati paracaduti e rimarrà a galla grazie a quattro ‘palloni’. L’obiettivo è di farlo scendere in un’area di mare di dieci chilometri di diametro e di recuperarlo grazie a una nave.  Tutte le operazioni saranno seguite dal Centro di controllo creato a Torino da Altec.

I dati che verranno raccolti saranno fondamentali per creare la navicella del futuro. Se tutto andrà per il meglio, questo prototipo dovrebbe diventare la base per i veicoli di domani, che saranno in grado per esempio di recuperare detriti nello spazio e, in prospettiva, anche di consentire alle persone un ‘comodo’ rientro nello spazio. Il viaggio di ritorno è infatti la parte più complessa per le missioni spaziali e finora è stato affrontato in due modi: con una capsula di rientro (tipo l’Apollo o la Soyuz, che viene utilizzata tuttora dai russi) oppure con lo shuttle americano, che però è stato recentemente “pensionato” perché ritenuto troppo costoso. L’obiettivo del progetto IXV è dunque quello di trovare una via di mezzo tra le due soluzioni, una nuova modalità “Made in Europe” che consenta un atterraggio migliore ma che sia al tempo stesso più economico.

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