Cultura e Spettacolo

Lo splendore dell’India: a Venezia i tesori dei Moghul

Venezia, da sempre, è stato il luogo dove l’Occidente e l’Oriente si sono incontrati, spesso nel segno di una magnificenza che ancora oggi è parte del fascino di questa città inimitabile. Per questo appare naturale che, accanto alle grandi sale decorate da Tintoretto o Veronese a Palazzo Ducale, sia allestita la mostra sui gioielli provenienti dall’India della Collezione Al Thani, “Tesori dei Moghul e dei maharaja”, curata dal conservatore Amin Jaffer. “La mostra è una treasure house – ci ha detto il rappresentante della Collezione Al Thani – che presenta gemme e gioielli dal XVI secolo fino a oggi. L’atmosfera e il design vorrebbero essere eterei, magici, molto speciali, come se venissero da un altro mondo. E qui abbiamo creato proprio una piattaforma per questi oggetti che sono magici e straordinari. Gemme incastonate e ricoperte di gioielli che rappresentano la cultura regale dello splendore in India nel corso dei secoli”.[irp]

L’allestimento è di immediato impatto, anche se il potere ipnotico delle gemme poi prende magneticamente il sopravvento, anche quando ciò che osserviamo sono pugnali o spade. E uno degli ulteriori elementi di fascino – come ci ha spiegato il co-curatore, Gian Carlo Calza, importante studioso dell’Oriente – è la compresenza di diverse culture. “I Moghul – ci ha spiegato il professore – sono stati un fattore estremamente importante, non solo dal punto di vista politico e non solo, come si può vedere in queste bacheche, per lo splendore e per la ricchezza, ma per la fusione che hanno determinato di stili diversi”. “Gli imperatori Moghul, che hanno governato l’India dal XVI secolo all’inizio del XVIII, e i loro successori, i maharajah – ha aggiunto Jaffer – erano conosciuti proprio per la magnificenza. Quando gli ambasciatori europei andavano alla corte dei Moghul riferivano che in Occidente non c’era nulla che potesse competere con tale splendore”. Ricchezza e bellezza estreme, insomma. Ma nella mostra veneziana, realizzata sotto la direzione scientifica di Gabriella Belli, si trovano anche importanti riferimenti spirituali. “I santi del buddismo, i bodhisattva – ha concluso il professor Calza – sono vestiti come dei principi, con gioielli e vesti sontuose”. Splendore in ogni senso, dunque. Che nelle sale di Palazzo Ducale si potrà ammirare fino al 3 gennaio 2018.[irp]

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redazione