Diventa obbligatorio, in Lombardia, uscire da casa coprendosi il naso e la bocca. La nuova ordinanza del governatore Attilio Fontana, in vigore da oggi, domenica 5 aprile, prevede infatti che si dovrà andare in giro indossando la mascherina o comunque con una protezione su naso e bocca. Ma la possibilità di estendere ad altre Regioni, la decisione presa dal governatore della Lombardia di consentire la circolazione soltanto alle persone che indossano la mascherina, “non l’abbiamo data come indicazione”, ha spiegato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità.
“Sulle mascherine – ha aggiunto Locatelli – c’è grande dibattito nella comunità scientifica, non esistono grandi evidenze scientifiche, sono utili per fermare il contagio da un soggetto in cui alberga il Sars Covid 2, ma la misura fondamentale è il rispetto del distanziamento sociale. Ragionamenti su uso più allargato delle mascherine sono oggetto di riflessione nel comitato scientifico”. Il tema è controverso e la comunità scientifica è al lavoro per fornire risposte. Secondo uno studio del Mit il virus “viaggia” nell’aria per 6-8 metri dopo un colpo di tosse o uno starnuto, altre evidenze parlano di una sopravvivenza a 1,8 metri solo con il respiro. Altri studi vanno in direzione contraria e negano questa forte resistenza del Covid-19.
“Le giornate sono belle, la primavera è iniziata e la voglia di uscire è tanta. Ma non si può ancora. Non abbiamo raggiunto ancora nessun obiettivo”. Questo il nuovo appello del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, secondo il quale “dobbiamo concludere la nostra opera e proseguire nel nostro impegno altrimenti lo sforzo fatto sarà vanificato e i numeri cominceranno a peggiorare”. “Vi prego e insisto: Non uscite di casa se non nelle condizioni autorizzate e lecite”. “E dico una cosa in più: dovrete coprirvi il volto, la bocca e il naso con qualunque strumento utile ad evitare che voi possiate diffondere il virus, se per caso siete portatori”.
E intanto, a Milano anche il sindaco non si dà pace. Secondo Giuseppe Sala, in sostanza, “c’è troppa gente in giro. Serve responsabilità e ai cittadini chiedo di stare a casa”. Il primo cittadino ha così convocato “il capo della polizia locale, gli ho chiesto di fare più controlli. Stessa richiesta ho fatto al prefetto, ma mettiamoci d’accordo: non è che il gioco del momento è diventato guardia e lari, anche perché le guardie non sono sufficienti per controllare i movimenti di un milione e 400mila persone. Ognuno deve fare più che mai il proprio dovere”. “In questo momento il vostro dovere è di stare a casa – ha aggiunto il sindaco di Milano -. Rimane poi il fatto che la grande responsabilità in questa crisi è della politica e comunicare in maniera corretta è estremamente importante. Ieri è stata una giornata infelice: ci è stata paventata una riapertura il 13 aprile, poi forse il primo maggio, poi il 16 maggio. Così non si fa. Si parla troppo. Troppi miei colleghi sono continuamente in tv. E’ il momento dei fatti e non delle parole. Poche parole ma quelle giuste”.
L’ORDINANZA
“L’ordinanza del presidente della Regione – spiega una Nota – introduce l’obbligo per chi esce dalla propria abitazione di proteggere se stessi e gli altri coprendosi naso e bocca con mascherine o anche attraverso semplici foulard e sciarpe. Gli esercizi commerciali al dettaglio già autorizzati (di alimentari e di prima necessità) hanno l’obbligo di fornire i propri clienti di guanti monouso e soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani”. “Da domenica 5 e fino al prossimo 13 aprile – prosegue la nota – restano in vigore le misure restrittive già stabilite per l’intero territorio lombardo lo scorso 21 marzo con ordinanza regionale”. “In particolare il documento regionale conferma la chiusura degli alberghi (con le eccezioni già in vigore), degli studi professionali, dei mercati e tutte le attività non essenziali. Inoltre, sarà possibile acquistare articoli di cartoleria all’interno degli esercizi commerciali che vendono alimentari o beni di prima necessità, già aperti. Sarà anche possibile la vendita di fiori e piante solo con la consegna a domicilio”. “Infine, ai sensi del decreto legge del 25 marzo scorso che vieta alla Regione di intervenire sulle attività produttive – conclude la nota – è stato chiesto al Governo di confermare con un Dpcm specifico, la chiusura dei cantieri edili e di permettere, invece, le attività legate alla filiera silvopastorale (come, ad esempio, il taglio della legna)”.
I CARCERATI PRODUCONO MASCHERINE
E a proposito di mascherine, parte il progetto per la produzione industriale realizzato in partnership fra Commissario straordinario di governo per l’emergenza Covid-19 e Ministero della Giustizia – Dipartimento dell`Amministrazione Penitenziaria. Parliamo di 400mila mascherine protettive al giorno, 320 detenuti al lavoro, 8 macchinari tecnologicamente avanzati, 3 stabilimenti produttivi situati all`interno di altrettante sedi penitenziarie. Le prime sei macchine, che saranno acquistate dalla struttura del Commissario Straordinario e concesse a titolo gratuito all`Amministrazione Penitenziaria, arriveranno a metà aprile e saranno dislocate nei tre stabilimenti industriali individuati presso gli istituti di Milano Bollate e Salerno e nel Polo di Roma Rebibbia presso il Servizio di Approvvigionamento e Distribuzione Armamento e Vestiario (SEDAV). Gli ultimi due ordini saranno eseguiti a breve.
Su ciascuna macchina, in grado di assicurare la produzione di 50mila pezzi al giorno, lavoreranno 40 detenuti distribuiti in quattro turni da sei ore ciascuno. Saranno selezionati in base alle competenze personali e alle attitudini professionali maturate e verranno adeguatamente formati all`utilizzo dei macchinari e regolarmente contrattualizzati e retribuiti, con mercedi a carico dell`Amministrazione Penitenziaria. Il ciclo produttivo comprenderà anche la ricezione e preparazione del tessuto non tessuto (TNT), nonché lo stoccaggio e la sanificazione delle mascherine.