L’ombra di Trump: come l’Ue si sta riallineando sulla difesa comune. Meloni: il mondo è cambiato

Il 47° Presidente degli Stati Uniti ha innescato un processo di riallineamento tra i membri dell’Unione europea spingendoli verso una maggiore integrazione e collaborazione

Giorgia-Meloni-Donald-Trump

Giorgia Meloni e Donald Trump

Nonostante Donald Trump non abbia ancora ufficialmente assunto il ruolo di 47° Presidente degli Stati Uniti, la sua imminente amministrazione sta già influenzando profondamente il clima politico e strategico nell’Unione Europea. Uno dei cambiamenti più significativi si osserva nella convergenza tra i Paesi del Nord Europa, noti come “frugali”, e quelli del Sud, spesso etichettati come “Pigs”, su temi di spesa comune nella difesa. Questo fenomeno è stato al centro del primo vertice Nord-Sud tenutosi a Saariselka, in Lapponia, dove si sono riuniti leader conservatori come Giorgia Meloni dall’Italia, Kyriakos Mitsotakis dalla Grecia, Petteri Orpo dalla Finlandia, Ulf Kristersson dalla Svezia e Kaja Kallas, l’Alta rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’UE.

Il vertice di Saariselka: un nuovo dialogo sulla difesa europea

Il vertice ha segnato un punto di svolta, sottolineando la necessità di potenziare la difesa europea. Petteri Orpo, il primo ministro finlandese, ha chiarito che “la difesa europea deve essere potenziata”, evidenziando una nuova apertura da parte dei Paesi del Nord verso iniziative finanziarie comuni. “Dobbiamo esplorare ogni opzione finanziaria”, ha dichiarato Orpo durante la conferenza stampa finale, segnando una notevole evoluzione rispetto alla tradizionale riluttanza di questi Paesi verso spese comuni.

Giorgia Meloni ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza di una visione comune: “abbiamo capito che il mondo è cambiato e non possiamo affrontare le sfide se non comprendiamo il punto di vista e le difficoltà degli altri”. Questo spirito collaborativo è stato ulteriormente alimentato dalla consapevolezza dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca, che secondo molti potrebbe cambiare radicalmente il panorama della sicurezza transatlantica.

La questione del contributo alla Nato

Le indiscrezioni provenienti dai media americani suggeriscono che Trump intenda alzare la quota di contribuzione alla Nato dal 2% al 5% del Pil. Questa richiesta, se confermata, rappresenterebbe un incremento significativo e metterà sotto pressione molti Paesi europei, Italia inclusa, che attualmente non raggiungono neanche l’obiettivo del 2%. Meloni ha adottato una posizione cauta riguardo a queste voci: “Secondo me su Trump non dovremmo seguire i rumors… Aspetterei di capire esattamente quale sia la volontà del nuovo presidente degli Stati Uniti”. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza dell’autonomia europea: “io non penso a cosa l’America può fare per noi ma cosa noi possiamo fare per noi stessi”.

La risposta dei leader Europei

Ulf Kristersson ha riconosciuto l’urgenza di rafforzare la difesa europea, affermando che “non possiamo chiedere agli Usa di essere i maggiori sponsor della difesa europea”. Petteri Orpo ha supportato questa visione, sottolineando che “non è questione di quale sia la percentuale ma di sicurezza: dobbiamo lavorare dentro la Nato insieme per trovare il giusto livello di spesa”. Kyriakos Mitsotakis ha accettato la possibilità di un aumento significativo della spesa per la difesa, indicando che “quello che sappiamo è che il 2% è probabilmente storia e dovrà essere di più” ma ha insistito sulla necessità di un accordo all’interno della NATO.

Prospettive future per l’Ue

Kaja Kallas ha promesso che “l’anno prossimo proporremo idee a livello europeo per una maggiore cooperazione in materia di difesa, maggiori capacità e finanziamenti”, evidenziando l’intenzione di sviluppare una strategia integrata per affrontare le nuove sfide geopolitiche. Questo approccio riflette una presa di coscienza collettiva che, in un mondo in rapido cambiamento, l’UE deve assumere un ruolo più attivo e indipendente nella propria sicurezza.

L’ombra di Trump sulla politica europea ha innescato un processo di riallineamento tra i membri dell’UE, spingendoli verso una maggiore integrazione e collaborazione nel settore della difesa. Sebbene il percorso sia ancora incerto, il vertice di Saariselka ha dimostrato che l’Unione Europea è pronta a esplorare nuove strade per consolidare la propria autonomia strategica, preparandosi a un’era in cui la partnership con gli Stati Uniti potrebbe assumere nuove forme. L’unica certezza è che il cambiamento è in atto, e l’Europa sta cercando di adattarsi rapidamente a un nuovo contesto internazionale.