Tre amici, ma anche tre icone della romanità sono i protagonisti del nuovo film di Gianni Di Gregorio “Lontano lontano”, nei cinema dal 20 febbraio. Con il tono lieve e pieno di ironia a cui ci ha abituato, il regista ci porta nel piccolo mondo del professore, di Giorgio e di Attilio, magnificamente interpretati dallo stesso Di Gregorio, da Giorgio Colangeli e da Ennio Fantastichini. Nessuno dei tre protagonisti naviga nell’oro, quindi pensano di cambiare vita e andare a vivere all’estero, in un Paese dove le loro pensioni possano valere qualcosa. Ma senza rivendicazioni, sempre con uno spirito distaccato, bonario, leggero.
“Forse rappresentiamo tutti e tre una parte di uomini semplici, però dotati da quella parte buona dell’uomo, quella cosa che c’è data in dotazione, che spesso ci dimentichiamo, spiega Di Gregorio. “Non dobbiamo farci questo torto – aggiunge Giorgio Colangeli – di ignorare questo spirito buono che abbiamo noi e che abbiamo tutti. Non è vero che è una lotta, è anche un sentirsi e ritrovarsi simili. No?”. Lo slancio verso un futuro diverso si stempera di fronte alla loro indolenza, alla loro lentezza. E di fronte a una Roma che, in fondo, è accogliente e solidale, anche con chi viene da lontano.
“I romani non hanno nessuna paura della novità in realtà, per come sono i veri romani che io conosco, e sono accoglienti, abbiamo visto tutto. Nessuno ci mette paura e nessuno è un diverso”, afferma Di Gregorio. Secondo Colangeli, “quella che sembra un’indolenza è in realtà una propensione all’osservazione, piuttosto che l’attivazione: piuttosto che andarcele a cercare le cose, noi aspettiamo che ci vengono incontro. Per cui a noi rimane il compito di osservarle, a cercare di capirle e ci vuole un po’ di tempo: il tempo che la gente normale impiega a viaggiare, ad andare incontro alle novità, noi lo utilizziamo per riflettere su quello che ci viene tutti i giorni… Seduti, possibilmente seduti… Al sole, possibilmente”.