L’Opera, la Gubanova incanta l’Arena di Verona: “Un’esperienza assolutamente incredibile”

L’INTERVISTA Il mezzosoprano russo: “Muti, Barenboim e Gergiev mi hanno formato come musicista. La loro influenza su me, come artista e come persona, è stata incommensurabile”. di Laura Donato

Ekaterina Gubanova

arena-di-verona-2013

di Laura Donato

“Vedo Amneris come una donna. Non è assolutamente una figura mostruosa, come viene spesso ritratta, ma una donna innamorata. E voglio che il pubblico sia in grado di relazionarsi con Amneris, per capire il suo ragionamento e per vedere un vero e proprio triangolo amoroso tra lei, Radames e Aida”. Ekaterina Gubanova, Mezzosoprano russo, al suo debutto all’Arena di Verona come Amneris, in Aida, parla del ruolo della principessa egizia, spiegando come dietro la maschera di donna implacabile, rivale di Aida, si nasconda una donna fragile e insicura. Amneris, come la Principessa Eboli del Don Carlo di Verdi, è uno dei personaggi che recentemente sono divenuti caratterizzanti nel repertorio di questa sensibile interprete. Continuando a parlare delle donne cui dà vita Ekaterina Gubanova le definisce “donne con di potere sì, ma anche con una grande vulnerabilità. Entrambe sono innamorate e si fanno trasportare, prendere, dalle emozioni, sono a prendere decisioni che alla fine rimpiangeranno”. E la carica emotiva che le investe è tutta nelle interpretazioni che la mezzosoprano russa ci ha abituato ad ascoltare. Interprete sensibile, attenta, magnifica attrice che coniuga perfettamente canto e recitazione, Ekaterina Gubanova, in questi ultimi anni ha visto crescere la sua carriera, divenendo una delle maggiori cantanti di fama internazionale, contesa dai più prestigiosi teatri d’opera. A causa dei suoi molteplici impegni l’incontro con lei è avvenuto solo al termine dell’Aida del 25, ma Ekaterina ha simpaticamente, sottolineando le risposte con qualche smile, o emoticon, ha risposto via email alle domande poste.

In meno di dieci anni la sua carriera è cresciuta velocemente, tanto da essere divenuta un nome ben noto nel firmamento di stelle del mondo dell’Opera. Ha cantato per i più prestigiosi Teatri d’Opera. Ha mai sentito, mentre ancora studiava, e prima ancora di iniziare a cantare, che avrebbe avuto questo successo? C’è un momento in cui hai capito di essere divenuta famosa?

“Credo che ogni giovane cantante sogni di avere un certo successo. È stato così anche per me. Non posso dire di essere stata certa che ciò avvenisse, o che sarebbe successo, ma certamente ho lavorato notte e giorno – e lo faccio ancora – per migliorarmi. Se ho mai pensato di essere divenuta famosa? In senso lato del termine – sicuramente no. L’Opera è un mondo piuttosto difficile, e non vi è quasi una nessuna possibilità che una persona incontrandoti per strada sappia riconoscere un qualsiasi cantante lirico, Luciano Pavarotti a parte … Però ci sono coincidenze, naturalmente divertenti, come ad esempio, quando ti viene detto da un medico, durante una visita, che ha visto molti dei miei spettacoli!”

Come è stata la sua formazione in Russia, paese noto per coltivare tutte le forme d’arte sono dall’infanzia, e in che modo lo studio le è stato d’aiuto nella carriera?

“Ho iniziato i miei studi in Russia abbastanza presto come pianista e successivamente ho continuato e mi sono laureata con lode come direttore di coro. Questo naturalmente mi aiuta ancora oggi a studiare gli spartiti da sola, seguire i diversi direttori con facilità, a cantare in un insieme senza problemi”.

Ha iniziato a cantare interpretando ruoli wagneriani, ma ora il suo carnet include compositori come Donizetti, Verdi, Strauss, Berlioz, e, naturalmente, quelli russi come Tchaikovsky, Rimsky-Korsakov, e altro. Chi, tra questi è quello che sente più vicino ora, al suo stato d’animo, il suo modo di cantare, la sua voce?

“Più di tutto mi piace cantare Verdi e Wagner, sento che questi due compositori sono più comodi per la mia voce. La profondità e la bellezza di questa musica – ciascuno a suo modo – è incommensurabile. Mi piace la sfida del passaggio tra i due. Su come combinare Verdi e Wagner: non voglio dire che è facile. Ma è molto soddisfacente, perché si completano reciprocamente. Tra le molte altre cose che cerco di fare è portare la linea di Verdi in Wagner e i colori di Wagner in Verdi – e finora non ci sono state lamentele! – piccolo smile – La musica russa poi, anche se non ho avuto molte occasioni di eseguirla – non c’è molto di scritto per il mio tipo di voce da mezzosoprano, purtroppo – è certamente molto vicina al mio carattere e il mio cuore”.

Quali ruoli invece sente più vicini?

“Devo dire che preferisco i personaggi gentili e compassionevoli – come Brangäne in Tristan und Isolde – Tuttavia sappiamo tutti che per un mezzosoprano del mio repertorio quasi mai si arriva a essere “una brava ragazza” sul palco. Così, quando devo ritrarre un antagonista – come Amneris o Eboli – cerco di farlo in un modo tale che il pubblico possa simpatizzare con lei un modo o nell’altro”.

Quanto è difficile, se lo è, cantare ruoli e opere liriche differenti? Come ci si avvicina a un nuovo ruolo, o compositore? È un suo lavoro o qualcuno, un coach per esempio, aiuta nello studio?

“Recentemente ho aggiunto il Castello di Barbablù di Bartok al mio repertorio. Questo ruolo, questa musica e la lingua ungherese sono differenti da qualsiasi altra cosa che ho fatto prima. E ‘stato estremamente difficile da imparare a memoria! Ma una volta libera dallo studio, mi sono innamorata del mio nuovo ruolo, completamente. Riguardo ai dettagli posso dire che ci sono voluti 3 mesi di lavoro molto intenso. Due mesi per conto mio, 3 lezioni ungheresi e due settimane di coaching con due pianisti diversi a Berlino”.

Ha lavorato sotto la direzione dei più prestigiosi direttori d’orchestra della nostra epoca, Gergeiev, Barenboim, Pekka Salonen, Muti. Quanto è importante per un cantante, un interprete la collaborazione con questo tipo di musicisti. Che cosa hanno le hanno trasmesso, al suo modo di cantare, per avvicinarla a un ruolo?

“In effetti mi sento privilegiata per essere stata in grado di collaborare regolarmente con i più grandi direttori del nostro tempo. Ognuno di loro mi ha insegnato la lezione più preziosa che un cantante può ottenere: il rispetto per la lingua e la musica, la flessibilità artistica, le sottigliezze stilistiche, lo sviluppo di carriera e molto altro ancora! Posso sicuramente dire che Muti, Barenboim e Gergiev mi hanno formato come musicista. La loro influenza su me, come artista e come persona, è stata incommensurabile”.

Ha cantato molte volte in Italia, ma questo a Verona è il suo debutto in Arena

“Cantare in Arena è un’esperienza assolutamente incredibile – l’energia di questo luogo e delle persone è come in nessun altro posto. Ci è voluto tutto il mio coraggio e abilità per non essere sopraffatti dalla grandezza di questo vasto spazio. Non vedo l’ora che arrivino mie altre recite”.

Come cantante che è abituata ad esibirsi in allestimenti moderni e tradizionali, Aida ad esempio è firmata da Franco Zeffirelli, in che modo vede il nuovo modo di fare l’opera. Pensa sia una soluzione, come dicono molti, per portare un nuovo pubblico, più giovane, all’Opera? C’è un modo diverso, in ogni caso, per fare entrare nel mondo dell’Opera le nuove generazioni?

“Questa è una domanda molto difficile. Ora, dato che le persone vivono in modo molto veloce (soprattutto i giovani), l’opera lotta per attrarre, in quanto si tratta di una forma d’arte che richiede preparazione, attenzione, pazienza e la volontà di riflettere. L’accesso dei giovani è buono. Ma a mio parere gli artisti dovrebbero fare prima di tutto attenzione alla qualità – in altre parole, la cura per ciò che viene reso accessibile. Quando qualcosa è veramente sorprendente (l’opera o altro) – si può toccare chiunque, giovane o vecchio”.

Questi ultimi anni sono stati molto impegnativi. È stata impegnata con l’Opera, ma anche tenendo concerti come solista e con amici, come Ildar Adbrazakov, Anna Netrebko, Dmitri Hvorostovsky, Barbara Frittoli, René Pape e Waltraud Meier. E i prossimi passi?

“I miei prossimi progetti sono: Don Carlo a Buenos Aires, Aida a Torino, Castello di Barbablù a Parigi, La Gioconda a Pechino e questa è una novità, Don Carlo a Dresda, Aida a Staatsoper Vienna, Cavalleria Rusticana di Berlino (Deutsche Oper) (questo è anche nuovo), Waltraute in Der Ring des Nibelungen (Berlin Staatsoper), Die Walküre (Baden-Baden Festival), Requiem di Verdi (Choregies d’Orange), Tristan und Isolde e Aida, al Metropolitan Opera”.

Vedo che sta aprendo il suo repertorio al Verismo. In che modo, parlando delle linee di canto, il modo di cantare, vede questo nuovo passo nella sua carriera?

“Non ho ancora aperto la partitura! Ma qualsiasi nuovo ruolo che ho intenzione di fare, lo canterò senza cercare di copiare qualcuno – a modo mio. Questa è la chiave giusta per la longevità della voce”.

Avremo la possibilità di vederla in Italia nelle prossime stagioni?

“Ci sono alcuni piani incerti per Don Carlo a Firenze e Bologna …”

L’intervista con Ekaterina Gubanova si conclude parlando di uno dei suoi più cari amici e colleghi, Dmitri Hvorostovsky, colpito da un tumore al cervello e costretto ad una serie di trattamenti in questi mesi. Ancora una volta, così come è stato durante i concerti con Anna Netrebko e Ildar Adbrazakov, Ekaterina esprime tutto il suo affetto e solidarietà. “Tutti noi amiamo e sosteniamo Dmitry Hvorostovsky in ogni modo possibile. Lui è insostituibile per la sua famiglia, per centinaia di migliaia di suoi fan, e per noi – i suoi colleghi e amici. Ogni giorno mando tutti i miei pensieri migliori a lui, desiderando per lui per una pronta guarigione. Lui è un superuomo e lui vincerà!

[gallery_bank type=”individual” format=”slideshow” title=”true” desc=”true” album_title=”false” album_id=”13″]