Lotta al bullismo e alle discriminazioni, a scuola arriva l’ora di “empatia”

Il ddl della senatrice Maiorino composto da 5 articoli e che punta anche alla relativa formazione del personale docente

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Potrebbe arrivare presto nelle scuole l’ora di “empatia”. E anche le università potrebbero organizzare corsi specifici. In pratica, l’educazione emotiva nelle scuole per prevenire forme di disagio dell’infanzia e dell’adolescenza e che a volte possono degenerare in bullismo, cyberbullismo e discriminazione di vario genere. Lo prevede il disegno di legge della senatrice, Alessandra Maiorino (M5s) composto da cinque articoli e che punta anche alla relativa formazione del personale docente.

Una bozza legislativa che si inserisce in un contesto sociale, qual è quello italiano, in cui un adolescente su due è vittima di bullismo e uno studente ogni cinquanta lamenta aggressioni e soprusi quotidiani, come riportano i dati Istat. Come dire, il problema c’è e va affrontato. Un’annosa questione contro la quale già alcuni Paesi, come l’Austria, stanno combattendo proprio grazie all’insegnamento dell’educazione emotiva per contribuire a uno sviluppo salutare e al benessere del bambino e degli adolescenti. Così pure l’Ungheria che ha introdotto su scala nazionale l’etica come materia obbligatoria a scuola, per cui si affrontano temi relativi all’educazione emotiva come valori, morale, connessione con gli altri, differenze tra bene e male. Analogamente all’Ungheria, anche per la Romania l’abbandono scolastico è una priorità e quindi l’educazione emotiva è considerata principalmente come un mezzo per ridimensionare tale fenomeno. Un approccio simile viene attuato anche in Turchia e in Danimarca. Per non parlare degli Stati Uniti dove nel 2014, la riforma di Obama ha introdotto l’obbligatorietà nelle scuole all’insegnamento dell’educazione emotiva.

Per meglio capire cos’è l’educazione emotiva, ci riferiamo a recenti sperimentazioni e ricerche in ambito psicologico e neurobiologico, secondo le quali, rappresenta un vero e proprio vaccino per quei disagi e quei malesseri caratteristici del terzo millennio, con particolare riferimento alle patologie da dipendenza (abuso di sostanze, alcool, anoressia, bulimia, dipendenza da Internet, eccetera), al bullismo e ad altre forme di disadattamento oggi così diffuse. In altre parole, un’importante “arma” per affrontare la cosiddetta rivoluzione digitale. E così, nello specifico, la bozza della senatrice pentastellata, all’articolo uno, sintetizza le finalità del disegno di legge. Ovvero favorire il pieno accrescimento della persona umana attraverso “lo sviluppo dell’empatia, l’educazione al reciproco rispetto, alla soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, alle differenze linguistiche, culturali, religiose, comportamentali, di genere, nonché alla prevenzione di discriminazioni contro ogni diversità”.

L’articolo due, invece, si riferisce al personale docente delle scuole di qualsiasi ordine e grado, stabilendo in particolare i criteri per la selezione e la partecipazione, “nonché le modalità di valutazione cui devono attenersi i docenti incaricati dell’insegnamento dell’educazione emotiva”. Di “direttive programmatiche” per l’inserimento, in via sperimentale, nell’insegnamento dell’educazione emotiva, parla l’articolo tre che in particolare prevede “misure, tempi dedicati e contenuti di carattere interdisciplinare, disciplinare, laboratoriale, curricolare ed extracurricolare rivolti agli alunni e agli studenti”. Gli ultimi due articoli, sono destinati alla formazione dei docenti (art. 4) e alla copertura finanziaria dello stesso provvedimento (art. 5). “Abituarsi  ad  agire  in maniera empatica e a riflettere sull’interiorità di chi ci troviamo di fronte – riporta la senatrice Alessandra Maiorino nella sua bozza legislativa – concorre alla formazione  di  un  certo  tipo  di  cittadino  e  di  una  certa  forma  di  comunità:  una comunità che approfondisca e sviluppi la sensibilità simpatetica nei  confronti  dei bisogni  degli  altri  e  che comprenda in che modo le  circostanze  orientano questi bisogni,  nel rispetto dell’individualità e del diritto alla privacy”.