Lucky e Awelima restano in carcere, pesano i primi risultati dell’autopsia e accertamenti telefonici

La ragazza ha due ferite da coltello al fegato inferte quando era viva e una lesione ad una tempia. Troppo poco per dire che si tratta di ferite mortali

Desmond Lucky

Non ci sono ancora perizie depositate, solo le relazioni preliminari sull’autopsia e sull’esame dei telefoni e celle telefoniche, oltre a testimonianze. Ma il materiale sinora raccolto dalla Procura di Macerata e’ stato piu’ che sufficiente al gip Giovanni Maria Manzoni per convalidare oggi i fermi di Desmond Lucky, 22 anni, e di Lucky Awelima, 27, i nigeriani entrati nell’inchiesta per la morte di Pamela Mastropietro dopo Innocent Oseghale, il primo fermato, e per decidere che i due debbono restare nel carcere di Montacuto ad Ancona, confermando i reati del capo di incolpazione: omicidio, vilipendio, soppressione, distruzione e occultamento di cadavere, piu’ spaccio di droga, con un dispositivo approfondito e articolato. A fare la differenza – rispetto al caso di Oseghale per cui lo stesso gip non aveva ravvisato elementi sufficienti per l’ipotesi di omicidio -, i primi risultati del secondo esame autoptico, effettuato da un pool medico-legale guidato da Mariano Cingolani. “Un grosso faldone” secondo chi l’ha visto, che contiene una prima disamina ‘de visu’ del corpo di Pamela, ritrovato a pezzi in due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza il 31 gennaio scorso. La ragazza ha due ferite da coltello al fegato inferte quando era viva e una lesione ad una tempia. Troppo poco per dire che si tratta di ferite mortali (sara’ la perizia a dare una conclusione definitiva), ma abbastanza al momento per inquadrare il decesso della ragazza in uno scenario di morte violenta. Il corpo e’ stato sezionato con perizia, sottoposto a mutilazioni specifiche e lavato con candeggina: il tutto allo scopo di far sparire ogni traccia di contatto fisico.

Pamela Mastropietro

A carico dei due nigeriani anche i primi risultati delle perizie sui telefoni degli indagati affidate all’esperto informatico Luca Russo. Risultati che, in base agli agganci delle celle telefoniche e alle telefonate o sms, collocano Oseghale, Lucky e Awelima insieme nello stesso lasso di tempo (il pomeriggio del 30 gennaio) e nella stessa area, quella dell’appartamento di via Spalato dove la ragazza aveva seguito Oseghale dopo avere acquistato una dose di eroina da Lucky e dove e’ morta. Oggi ha risposto alle domande Desmond Lucky, assistito dall’avv. Gianfranco Borgani, negando su tutta la linea: lui non conosceva Pamela e non le ha ceduto la droga. Le telefonate con Oseghale? Contatti sulle puntate all’Eurobet. Ma ha raccontato di averle giocate in una sala scommesse lontana da via Spalato, mentre il suo cellulare narra un’altra storia. Awelima, assistito dall’avv. Giuseppe Lupi, si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere. Su di lui pesa il fatto di avere fatto perdere le proprie tracce e poi di essere stato bloccato venerdi’ scorso a Milano. Sempre a una questione di telefoni e’ legato il quarto indagato, un altro nigeriano che a differenza degli altri “ha cooperato da subito con gli inquirenti rispondendo a tutte le domande” dice il suo legale. Ha ricevuto una telefonata o un sms da Oseghale che gli chiedeva aiuto perche’ Pamela si sentiva male. Ma non e’ andato nell’appartamento. Le risposte verranno dalla perizia telefonica definitiva e dagli esiti degli accertamenti scientifici dei Ris, completati ieri, con rilievi palmari, plantari e accertamenti biologici da incrociare con le tracce individuate nell’appartamento. Tanti tasselli, insomma, che cominciano a formare il quadro accusatorio.[irp]