L’Europa rafforza la propria difesa, verso una capacità autonoma
Per i leader dei Ventisette serve “esplorare tutte le opzioni per mobilitare i finanziamenti”
“L’Unione europea è impegnata ad aumentare la propria prontezza e capacità di difesa complessiva per soddisfare le proprie esigenze e ambizioni nel contesto delle crescenti minacce e sfide alla sicurezza”. L’Ue “si impegna a ridurre le sue dipendenze strategiche e ad aumentare le sue capacità. La base industriale e tecnologica di difesa europea dovrebbe essere rafforzata di conseguenza in tutta l’Unione”. Lo affermano i capi di Stato e di governo dell’Ue nelle conclusioni della prima giornata del Consiglio europeo di Bruxelles, approvate stasera. “Aumentare la prontezza di difesa e rafforzare la sovranità dell’Unione richiederà ulteriori sforzi, in linea con le competenze degli Stati membri”, sottolineano i leader nelle conclusioni, aggiungendo che questi sforzi dovranno riguardare in particolare “il rispetto dell’impegno condiviso di aumentare sostanzialmente la spesa per la difesa e di investire meglio e più rapidamente in modo congiunto” e “un migliore accesso dell’industria europea della difesa ai finanziamenti pubblici e privati”.
In questo contesto, i leader dei Ventisette invitano le formazioni ministeriali del Consiglio Ue e la Commissione “a esplorare tutte le opzioni per mobilitare i finanziamenti”, e a riferire al Consiglio europeo “entro giugno”. Dietro questo invito, in particolare, è implicita la possibilità che vengano discusse dal Consiglio Ue e dalla Commissione delle “soluzioni innovative” (una formula presente nelle prime bozze delle conclusioni) come quella di un nuovo strumento di emissione di debito comune, sul modello del programma “Sure” o di quello del NextGenerationEU, che furono decisi per far fronte alla crisi della pandemia di Covid. Ma proprio il fatto che non sia stata mantenuta la formulazione originaria della bozza di conclusioni mostra quanto sia ancora forte l’opposizione a qualunque ipotesi di nuovo debito comune da parte dei paesi “frugali” (Germania, Olanda e Nordici), nonostante l’urgenza riconosciuta da tutti di aumentare massicciamente gli investimenti per l’aumento di capacità dell’industria della difesa.
Inoltre, i ventisette invitano la Banca europea per gli investimenti “ad adattare la sua politica di prestiti all’industria della difesa” e chiedono di “incentivare lo sviluppo e gli appalti congiunti per colmare le lacune critiche in termini di capacità dell’Ue”, anche “per sfruttare appieno le sinergie tra i processi di pianificazione della difesa” a livello nazionale ed europeo. Bisogna per questo “migliorare gli investimenti cooperativi/congiunti nella difesa, dalla ricerca e sviluppo alla fase di pianificazione, all’industrializzazione e agli appalti congiunti, e migliorare la prevedibilità, ad esempio attraverso contratti pluriennali a tempo determinato”. Il Consiglio europeo chiede poi di “aumentare la resilienza dell’industria europea della difesa, la sua flessibilità e la sua capacità di sviluppare e produrre prodotti innovativi, migliorandone l’interoperabilità e l’intercambiabilità, e garantendone la disponibilità per gli Stati membri”; e di “incentivare l’ulteriore integrazione del mercato europeo della difesa in tutta l’Unione, facilitando l’accesso alle catene di approvvigionamento”, in particolare “per le Pmi e per le società a media capitalizzazione”.
Bisogna inoltre ridurre la burocrazia e “migliorare la risposta rapida e l’identificazione tempestiva dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento per il mercato della difesa”, garantendo che “la regolamentazione dell’Ue non costituisca un ostacolo alla lo sviluppo dell’industria europea” del settore. Secondo il Consiglio europeo, “rivestono particolare importanza la capacità di dispiegamento rapido dell’Ue, la mobilità militare, le esercitazioni dal vivo, il rafforzamento della sicurezza spaziale, la lotta alle minacce informatiche e ibride e la lotta alla manipolazione e alle interferenze delle informazioni straniere”. Un’Unione europea più forte e più capace nel campo della difesa “contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla Nato, che rimane – si sottolinea ancora nelle conclusioni – il fondamento della difesa collettiva per i suoi membri. Infine, il Consiglio europeo conclude che tutto questo “non pregiudica la politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri e tiene conto degli interessi di sicurezza e di difesa di tutti gli Stati membri”.