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Ultimo giorno degli Obama alla Casa Bianca. Ma lui avverte: non vado in pensione, pronto a far sentire la mia voce

A poco più di ventiquattr’ore dal suo congedo dalla presidenza Usa, Barack Obama tiene la sua ultima conferenza stampa congendandosi dai giornalisti ma avverte che a differenza dei suoi predecessori non si godra’ la pensione o si dedichera’, come Bill Clinton, alla plutocratica attivita’ di conferenziere di lusso. Lui, chiarisce, e’ diverso. Dopo un breve periodo di risposo con la famiglia restera’ a vigilare sullo Stato dell’Unione, pronto ad intervenire e “a far sentire la mia voce” ogni qual volta saranno messi in dubbio “i valori chiave” dell’America. Un Obama, quindi, non pensionato ma da combattimento che intende restare impegnato in prima persona nella politica americana ipotecando irritualmente – avverbio che negli Usa di Donald Trump e’ destinato a diventare la norma – la guida del partito democratico spinto in fondo ad un tunnel da cui non si vede la luce dall’attuale dirigenza e anche – lui non lo ha mai detto ed anzi l’ha sempre difesa – dalla disastrosa campagna elettorale di Hillary Clinton (famiglia con cui vorrebbe chiudere i conti una volta per tutte e con la qule ha solo siglato una tregua di interesse reciproco nel 2008 quando vinse le primarie democratiche) che, come lo stesso Obama lamento’, passando piu’ tempo con il comitato editoriale del New York Times con cui parlava lo stesso linguaggio e trascurando gli stati della ‘rust belt (l’area industriale in disarmo) battuta a tappeto a Trump, alla fine ha perso nonostante i 2,8 milioni di voti popolari in piu’.

LA MUSERUOLA Obama ha iniziato ringraziando i giornalisti che per 8 anni sono stati la sua ombra: “Non sempre ci siamo trovati d’accordo ma non siete stati leccapiedi ma scettici e avete avuto un occhio critico su chi ha un enorme potere. Avervi avuto in questo edificio (la Casa Bianca, riferimento critico all’idea di Donald Trump di spostare la sala stampa in un altro palazzo) ha reso questo un posto migliore dove lavorare”. Lo scambio amichevole con i reporter e’ stata anche l’occasione per una prima stoccata a Trump. Pur senza nominarlo esplicitamente Obama ha detto che “mettere la museruola alla stampa” e’ qualcosa che “corrompe i valori base” della democrazia americana. Poi e’ iniziato il fuoco di fila di domande sulla commutazione della pena di Chelsea Bradley Manning, il caporale che giro’a WikiLeaks oltre 260.000 documenti segreti Usa, e che e’ stato condannato nel 2013 a 35 anni di carcere. Pena che Obama tra mille polemiche ha ridotto a 7 facendolo rilasciare il prossimo 17 maggio. Obama ha difeso e spiegato la sua scelta.

MANNING “Per quanto riguarda Chelsea Manning ho verificato questo caso in particolare nello stesso modo in cui ho preso in considerazione altre commutazioni di pena (64) o grazie. E alla luce delle circostanze ho deciso di commutare la sentenza perche’ era del tutto appropriato farlo”. Obama ha chiarito che “lei (Chelsea Manning, una volta Bradley ma che ha cambiato sesso da quando nel 2010 consegno’ i documenti segreti a Wikileaks, ndr) si e’ fatta processare (a differenza di Edward Snowden, la talpa dell’Nsagate che vive in Russia, ndr). Ho seguito gli sviluppi, e soprattutto, ho apprezzato che lei si sia assunta le sue responsabilita’ per il crimine di cui si era macchiata e ho considerato che la sentenza era stata estremamente sproporzionata rispetto agli altri casi di documenti (segreti) fatti filtrare e” da ultimo “che aveva gia’ trascorso in carcere un significativo periodo di tempo (a maggio saranno 7 anni, ndr). Tutto questo ha reso sensato commutare la sua condanna ma senza concederle la grazia” che avrebbe cancellato ‘tout court’ il reato commesso. Obama si e’ detto “molto soddisfatto ” della decisione presa e ha sottolineato: “giustizia e’ stata fatta”.

LA RUSSIA “Non presto molta attenzione ai tweet di Mr Assange”, ha risposto il presidente uscente liquidando la domanda dei reporter che gli chiedevano se ora si aspettasse che il co-fondatore di WikiLeaks si consegnasse agli Usa, come aveva promesso, dopo la riduzione della pena di Manning. Barack Obama che ha accusato la Russia dopo aver accusato Mosca di aver alterato il processo elettorale delle presidenziali dell’8 novembre ha usatoinizialmente toni apparentemente piu’ accomodanti: “Penso che sia nell’interesse dell’America avere una relazione costruttiva con la Russia” ma nella seconda parte della riposta e’ tornato a criticare l’omologo russo Vladimir Putin, ricordando che quando nel 2012 ha iniziato il suo secondo mandato, l’inquilino del Cremlino “ha alimentato una retorica anti-americana” che ha portato “ad uno spirito antagonistico” che “ha reso le relazioni” tra Usa e Russia “molto piu’ difficili”. Infine Obama ha sconsigliato al suo successore di procedere nella gestione delle relazioni israelo-palestinesi “con mosse improvvise ed unilaterali” perche’ sono pericolose. Il riferimento e’ ancora una volta alla promessa fatta in campagna elettorale da Trump di spostare l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv (dove hanno sede tutte le legazioni diplomatiche) a Gerusalemme. Obama teme che un’operazione del genere o altri passi poco ponderati potrebbero avere conseguenze “esplosive” nella regione. Finisce qui l’era Obama. Domani la cerimonia di insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca, Ronald Trump. Si volta pagina. (con fonte Agi)

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