Prima di essere ucciso nel maggio 2011, Osama Bin Laden aveva un piano per colpire nuovamente l’America, dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, con “una grande operazione” e ristabilire “l’equilibrio della paura” attraverso alleanze con gruppi jihadisti. A rivelarlo è il Washington Post che ha analizzato dei documenti, inizialmente considerati top secret, che il governo americano ha declassificato qualche mese fa e utilizzato nel processo contro Abid Naseer, pakistano condannato lo scorso marzo per aver progettato un attentato alla metropolitana di New York. Dai documenti emerge un Bin Laden “cauto” e allo stesso tempo “eccentrico”, come definito dal giornale della capitale, nell’organizzare un “grande gioco” terroristico direttamente dal suo covo di Abbottabad (Pakistan), dove è stato ucciso in un raid Usa nel maggio 2011. Oltre a riflettere e a pianificare questa nuova strategia, sembrerebbe che il “Principe del terrore” avesse riconosciuto delle opportunità nel mondo arabo che gli avrebbero consentito un rilancio di Al Qaeda dopo la controffensiva americana.
Nelle carte emerge infatti la volontà di Bin Laden di siglare una tregua con le autorità locali del Pakistan tenendo lo sguardo sempre puntato sui paesi del nordafrica in cui in quel periodo stava prendendo piede la primavera araba. A rivelarci questi piani è uno scambio di messaggi tra il leader dell’organizzazione terroristica e il suo braccio destro, Atyah Abd al-Rahman riportato proprio dal Washington Post. “Stiamo seguendo le rivoluzioni arabe e i cambiamenti in atto nei paesi arabi”, scriveva Rahman a Bin Laden, facendo riferimento a Tunisia, Egitto, Libia, Yemen e Siria. “Pensiamo che questi cambiamenti siano ampi e c’è del positivo in questo, a Dio piacendo”, continuava il braccio destro che poi chiedeva al suo leader di inviare dei messaggi di solidarietà alle popolazioni in rivolta: “Si potrebbero sostenere queste rivoluzioni contro l’oppressione, la corruzione, la criminalità e la tirannia”.
Nello stesso messaggio, Rahman spiegava a Bin Laden che in Libia avevano già “spedito alcuni agenti per la rinascita della jihad islamica in atto”. Come ricorda il giornale americano fu proprio quella presenza jihadista un elemento determinante per portare a termine l’attacco al consolato americano di Bengasi (Libia) l’11 settembre 2012 nel quale morirono quattro americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens. In altri passaggi emergono altre caratteristiche di Bin Laden, che sottolinea al suo vice l’importanza di osservare i cambiamenti in corso in Somalia dove Al Qaeda stava pensando di impostare una campagna di reclutamento. In un altro ancora propone di inviare “reclute del gruppo terroristico all’università così da poter padroneggiare tecniche informatiche da usare nell’organizzazione”.