I senatori sono tormentati da un dilemma che infiammerebbe le meningi anche agli specialisti di rebus. Non c’entra niente la manovra economica. Né la questione migranti che continua a dividere l’opinione pubblica. Tuttavia il nodo da sciogliere è altrettanto inestricabile: come evitare “l’effetto deserto” durante i question time, cioè le interrogazioni parlamentari trasmesse in diretta tv, in cui in Aula si vedono giusto quattro gatti che si confrontano?
Ne hanno discusso (davvero) i senatori riuniti ieri nella conferenza dei capigruppo, tentando di lenire la preoccupazione che durante le riprese della Rai l’Aula appaia vuota, dando l’impressione che i parlamentari non lavorino. È stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, a farsi portavoce della questione: “Da Forza Italia è venuta una proposta che mi pare di buonsenso: inserire durante la trasmissione un avviso sulla natura del question time, che non attiene ad una legge” ma deve essere considerato come un botta e risposta tra due persone, il senatore che domanda e il rappresentante del governo che risponde. Insomma una frase sotto le immagini del tipo: “È un question time e non una legge”.
Il vicepresidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, ha proposto una soluzione diversa, molto più netta: cambiare stanza, cioè trasferire la discussione delle interrogazioni parlamentari dall’enorme Aula che ospita tutti i senatori a quella, ovviamente molto più piccola, in cui si svolgono le sedute delle Commissioni. Basterebbe una modifica al regolamento. Chissà se cambierà anche la norma che prevede che giornalisti, fotografi e operatori tv siano allontanati dall’Aula quando il presidente sospende la seduta, come accade all’improvviso durante risse o litigate che gli onorevoli non vogliono siano troppo pubblicizzate.