Riprende processo Dj Fabo, ecco perché Cappato sarà assolto

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Si torna in aula davanti alla Corte d’Assise dopo la Consulta

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La via tracciata dalla Corte Costituzionale e’ nitida: Marco Cappato va assolto dall’accusa di ‘aiuto al suicidio’ per avere accompagnato a morire nel 2017 Fabiano Antoniani, meglio noto per la sua passione musicale come Dj Fabo, in una clinica svizzera a Zurigo. Si torna in aula davanti alla Corte d’Assise di Milano dopo che, a settembre, i giudici custodi della Costituzione hanno stabilito che non e’ punibile il reato di cui risponde il leader dell’associazione ‘Luca Coscioni’ “a determinate condizioni” indicate nella loro pronuncia. E queste condizioni ci sono tutte. Per i giudici dell’Alta Corte il “proposito di suicidarsi” si e’ formato “autonomamente e liberamente” perche’ la volonta’ del giovane uomo di 40 anni, cieco e paralizzato dopo un tremendo incidente d’auto, era lucida e tenace, come dimostrano le testimonianze della madre e della fidanzata Valeria che hanno provato a farlo recedere dall’intento, e quel video crudele delle ‘Iene’ in cui, tra i rantoli, emerge la sua solida voglia di andarsene da un corpo che sente non corrispondere piu’ alla sua anima gioiosa e solare.

La patologia di cui soffriva era “irreversibile” dal momento che nemmeno il trattamento sperimentale a cui si sottopose in India per ritrovare la vista sorti’ effetti benefici, non pronosticabili con le attuali conoscenze mediche. E, oltre che essere senza ritorno, il suo male “era fonte di sofferenze psicologiche e fisiche che reputa intollerabili” e necessitava “di trattamenti di sostegno vitale”: quanto allo strazio che pativa e’ sempre il filmato delle ‘Iene’ a essere prova, tanto da commuovere perfino i giudici alla sua visione in aula e a testimoniare di come senza idratazione e respirazione artificiali si sarebbe spento, ma dopo una non breve agonia.La pronuncia della Consulta, del resto, era quella auspicata non solo dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Sara Arduini, che chiederanno l’assoluzione di Cappato, ma anche degli stessi giudici, tra cui sei popolari, presieduti da Ilio Pacini Mannucci. Nell’ordinanza con cui, il 14 febbraio 2018, avevano chiesto aiuto alla Corte Costituzionale, scrivevano che “deve essere riconosciuto all’individuo la liberta’ di decidere quando e come morire se chi lo decide lo fa in modo autonomo e consapevole”. Questo sulla base degli articoli 2 (diritto alla vita), 3 (uguaglianza) e 13 (divieto di restringere le liberta’ personali) della Costituzione e degli articoli 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.