Fobici, aggressivi, solitari e diffidenti. È questa la deriva che hanno preso gli esseri umani, dopo essersi stati messi di fronte un nemico invisibile, il virus Sars-CoV-2. “La pandemia ci ha cambiato e quello che siamo diventati non ci piacerà affatto”, spiega Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta del Centro di Terapia Strategica e formatore Consulcesi con una serie di corsi rivolti ai medici e agli operatori sanitari dedicata alle implicazioni di natura psicologica legate al Covid-19. A parte qualche eccezione, la pandemia ci ha reso peggiori. «La frustrazione derivante dalla pandemia – dice Nardone – ha aumentato la nostra aggressività verso gli altri e, in alcuni casi, anche verso sé stessi. È così che si spiega l’aumento dei casi di autolesionismo, di anoressia, di abuso di alcol… Siamo di fronte a tante piccole ‘pandemie’ che vanno affrontate con urgenza». Accanto a questi comportamenti “a rischio”, sono aumentate anche le fobie: da quella che porta a lavarsi troppo spesso le mani alla paura degli spazi aperti o al contrario degli spazi chiusi.
“Abbiamo iniziato anche ad avere paura degli altri e, complice l’isolamento forzato a cui siamo stati costretti periodicamente negli ultimi due anni, siamo diventati più diffidenti e solitari”, dice Nardone. Il bisogno delle relazioni sociali è stato sostituito dal bisogno di relazioni sicure, quelle virtuali, che si vivono e si consumano in sicurezza davanti a un pc o a uno smartphone. “L’isolamento e la diffidenza ha dato poi nuova linfa ai sostenitori delle teorie complottiste, quelle che ad esempio mettono in dubbio le origini del virus piuttosto che la sicurezza dei vaccini”, riferisce l’esperto. “Questo ci ha resi più paranoici, sempre alla ricerca del ‘marcio'”, aggiunge. Gli effetti collaterali della pandemia sono oggi oggetto di studio in tutto il mondo. “Li stiamo studiando e monitorando”, spiega lo studioso, “perché anche quando la pandemia passerà, rimarrà comunque un lungo strascico fatto di sentimenti negativi e comportamenti a rischio”.