Lupano: portiamo i sordi a teatro in “Figli di un Dio minore”

Lupano: portiamo i sordi a teatro in “Figli di un Dio minore”
10 febbraio 2017

Dopo il successo dello scorso anno, torna a Roma, al Teatro Greco, dal 14 al 19 febbraio, “Figli di un Dio minore” con Giorgio Lupano e Rita Mazza. Lo spettacolo, con la regia di Marco Mattolini è in tournée in tutta Italia e rappresenta un unicum nel panorama teatrale. E’ la prima volta, infatti, che viene messo in scena in Italia questo testo teatrale scritto nel ’78 da Mark Medoff, da cui è stato tratto il famoso film dell’86 con cui Marlee Matlin vinse l’Oscar, ma non solo.

Il protagonista, Giorgio Lupano: “Per la prima volta sul palcoscenico di uno spettacolo tradizionale abbiamo attori sordi e attori udenti che lavorano insieme, perché la storia è il racconto dell’incontro di questi due mondi, quello dei sordi, del silenzio e delle immagini, e quello della parola, dei suoni e dei rumori. Lui interpreta il logopedista James, che in un istituto per sordi incontra Sara, una ex-allieva. Vorrebbe insegnarle a parlare, ma lei rifiuta; chiede a lui di entrare nel suo mondo e di imparare a conoscerla e a capirla. “Siccome questi due personaggi si innamorano, cercheranno un punto in comune, dove potersi incontrare e comunicare, dove potersi amare”. Uno spettacolo che ha richiesto una lunghissima preparazione.”Siamo andati all’istituto statale dei sordi a Roma a chiedere aiuto, non solo perché dovevo imparare la lingua dei segni che uso in scena, ma per capire come lavorare insieme sordi e udenti sul palco e raccontare questa storia a un pubblico. E per la prima volta abbiamo i sordi in teatro, che di solito non hanno accesso agli spettacoli tradizionali, questo è uno spettacolo tradizionale ma che noi abbiamo reso accessibile anche ai sordi”.

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La particolarità è anche questa, dice Lupano, l’essere riusciti a portare i sordi a teatro, parlando del loro mondo e usando la loro lingua. E anche il pubblico, di udenti e di sordi, fa un’esperienza di condivisione delle emozioni. “Io ho dovuto imparare dall’inizio la nomenclatura, sono sordi e non non-udenti, perché a nessuno piace essere definito con una negazione, con l’unica cosa che non possono fare, e se iniziamo a capire questo, è importante, loro parlano un’altra lingua, la lingua dei segni”. “Per me questo spettacolo è stato un lungo viaggio durato due anni in cui non solo ho imparato una lingua bellissima, visuale, espressiva e teatrale, ma ho avuto la possibilità di conoscere un altro punta di vista sulle cose”. “Questo spettacolo per me è stato un regalo”… “Veramente questo spettacolo porta con se’ una magia, un fascino”.

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