Lupi e Gentile nei guai per colpa dei figli. Angelino e Maria Elena salvati dal Parlamento

E SONO QUATTRO Esponenti del governo Renzi costretti al passo indietro a causa di grane giudiziarie. Polemiche anche sul sottosegretario Bellanova di Carlantonio Solimene

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di Carlantonio Solimene

Con le dimissioni di Federica Guidi salgono a quattro gli esponenti del governo Renzi costretti al passo indietro a causa di grane giudiziarie. Prima del ministro allo Sviluppo Economico, era toccato al titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi e ai sottosegretari Francesca Barracciu e Antonio Gentile. Quest’ultimo “ripescato” al governo dopo quasi due anni. Il caso più noto è quello che riguarda Maurizio Lupi , coinvolto – pur senza mai risultare indagato – nell’inchiesta della Procura di Firenze che mise nel mirino Ercore Incalza, già capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle Infrastrutture, e l’imprenditore Stefano Perotti. Le accuse riguardavano la gestione illecita degli appalti delle cosiddette “grandi opere” e il nome di Lupi ricorreva nei verbali proprio per gli stretti rapporti con i protagonisti dell’inchiesta. In particolare nel mirino finì il Rolex regalato da Perotti al figlio di Lupi, Luca. Lo stesso Luca che, secondo gli inquirenti, avrebbe ottenuto grazie all’imprenditore diversi incarichi di lavoro. Lupi resiste al suo posto per alcuni giorni ma poi lo stillicidio quotidiano delle notizie sull’inchiesta lo convince al passo indietro, formalizzato il 20 marzo 2015. Un anno prima, il 3 marzo 2014, a dimettersi da sottosegretario alle Infrastrutture era stato Antonio Gentile , esponente calabrese di Ncd. Luciano Regolo, direttore del quotidiano L’Ora della Calabria , aveva denunciato pressioni sull’editore del giornale per impedirne l’uscita nell’imminenza della pubblicazione di un articolo sul figlio del sottosegretario, Andrea, indagati per le consulenze nel settore sanitario.

La successiva inchiesta del Tribunale di Cosenza viene archiviata, e Andrea Gentile esce indenne anche dal procendimento sulle assunzioni all’Asp di Cosenza. Cancellate le accuse, Gentile ritorna nel governo col rimpasto del 21 gennaio 2016, ricoprendo l’incarico di sottosegretario allo Sviluppo. I guai per Francesca Barracciu , ex sottosegretario alla Cultura, erano cominciati già prima dell’ingresso al governo. Nel 2014, infatti, fu costretta a rinunciare alla candidatura a governatrice della Sardegna perché indagata nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri regionali. Anche per questo la sua successiva nomina nell’esecutivo di Renzi causò diverse polemiche. Il 21 novembre 2015 viene rinviata a giudizio nel processo sui rimborsi e una decina di giorni dopo si dimette da sottosegretario. Anche il governo Letta ha dovuto rinunciare a diversi esponenti. Il ministro dello Sport Josefa Idem si dimise dopo appena due mesi di mandato per alcune presunte irregolarità nella dichiarazione dei redditi, mentre Nunzia De Girolamo lasciò il dicastero dell’Agricoltura nel gennaio 2014 per il coinvolgimento nell’inchiesta sullo scandalo alla Asl di Benevento.

All’epoca delle dimissioni il ministro non risultava ancora indagato, ma circa un mese fa la procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio. Diversi, invece, gli esponenti dei governi Letta e Renzi che, pur essendo travolti dalle polemiche, sono rimasti al loro posto. Non si è dimessa da ministro della Giustizia del governo Letta Anna Maria Cancellieri , nel mirino per le presunte pressioni sull’organo di amministrazione penitenziaria (DAP) per favorire la scarcerazione della figlia di Salvatore Ligresti, suo amico di vecchia data. Il Parlamento, inoltre, ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano per la gestione del caso Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa dall’Italia. Respinta, è storia recente, anche la mozione di Sfiducia ai danni di Maria Elena Boschi , attuale ministro delle Riforme, per le vecende legate a Banca Etruria, mentre nell’ottobre 2014 il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto, senza successo, anche le dimissioni di Teresa Bellanova , sottosegretario al Lavoro del Pd, accusata di aver fatto lavorare in nero per 3 anni l’ex addetto stampa del partito a Lecce.