Medio Oriente incandescente, Blinken in missione ‘de-escalation’

Medio Oriente incandescente, Blinken in missione ‘de-escalation’
Antony Blinken
30 gennaio 2023

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken avvia oggi in visita in Israele e Cisgiordania, nel momento in cui le violenze nello Stato ebraico e nei Territori palestinesi segnano una nuova pericola escalation e l’intera regione mediorientale è in preda a crescenti tensioni. Il viaggio di Blinken è programmato da tempo e non si annunciava comunque facile, ma negli ultimi giorni la situazione è deteriorata con il raid israeliano a Jenin e i due attentati a Gerusalemme che Hamas e Jihad islamica hanno presentato come rappresaglia per l’azione dell’esercito israeliano in cui sono stati uccisi 9 palestinesi. Sette persone hanno perso la vita nell’attacco terroristico a una sinagoga a Gerusalemme in pieno Shabbath e sabato due persone (per alcune fonti, tre) sono state raggiunte da proiettili a Gerusalemme Est, nell’area di Silwan dove la tradizione situa la cittadella di Re David, da sempre teatro di tensioni. 

 Il segretario di Stato arriva in Israele dall’Egitto, Paese con una lunga tradizione di mediatore nella questione mediorientale, e incontrerà il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il leader palestinese Mahmoud Abbas, con l’obiettivo dichiarato di “fare rientrare l’escalation”. Il gabinetto di sicurezza di Netanyahu ha però annunciato una serie di misure punitive contro i palestinesi in risposta agli attentati e il rischio di una spirale di violenze è evidente. L’amministrazione Biden – che nei giorni scorsi ha inviato in Israele il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e il direttore della CIA Willian Burns – lascia trapelare la propria perplessità sulle misure prospettate dal governo israeliano, compresa la demolizione delle case dei terroristi, la possibilità di privare i loro parenti di ogni forma di assistenza e facilitare il possesso di armi da parte dei cittadini israeliani di armi. Il governo Usa sarebbe in particolare allarmato dall’idea ventilata da Netanyahu di “rafforzare” gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Gli Stati Uniti, fa notare Associated press, hanno ripetutamente bloccato i precedenti tentativi di Israele di sviluppare tali progetti.

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Ieri il premier Netanyahu ha comunque affermato di non volere esacerbare le tensioni, messaggio che è stato visto come rivolto in primo luogo agli Stati Uniti. La richiesta di lavorare per una de-escalation è condivisa anche dalla Cina. “La più pressante priorità è fare il possibile per de-escalare la situazione i invitare tutte le parti, Israele in particolare, a mostrare calma per evitare che la situazione finisca fuori controllo”: Washington dal canto suo critica la decisione del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas di sospendere la cooperazione di sicurezza palestinese con Israele a seguito del raid in Cisgiordania.  Le accresciute tensioni israelo-palestinesi complicano l’agenda di Blinken, che prevede anche colloqui sulla guerra in Ucraina, sulla crisi siriane e sull’Iran, altro quadrante diventato incandescente negli ultimi giorni.

Il Wall Street Journal, citando fonti dell’amministrazione Usa, ha attribuito a Israele l’attacco con droni contro un sito di produzione militare in Iran nel fine settimana. Le autorità iraniane hanno riferito di avere respinto un tentativo di attacco con tre piccoli droni lanciati contro una fabbrica di munizioni nella città di Isfahan, accanto a un sito appartenente al Centro di Difesa Spaziale Iraniano che gli Usa hanno inserito nelle liste delle sanzioni poiché implicato nella produzione di missili balistici. Il regime iraniano, tramite il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, ha detto che “tali azioni non possono avere conseguenze sulla determinazione e l’impegno dei nostri esperti mirati allo sviluppo del nucleare a uso civile”. Lo Stato ebraico per ora non ha commentato le affermazioni del Wall Street Journal, mentre il Jerusalem Post ha appreso da fonti dei servizi occidentali una valutazione dell’attacco come un “enorme successo”. 

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La Russia – che dall’Iran ha ricevuto una fornitura di droni utilizzati anche nel conflitto in Ucraina – ha per parte sua censurato l’attacco. “Condanniamo fermamente qualsiasi azione provocatoria che potrebbe potenzialmente scatenare un’escalation incontrollata delle tensioni in una regione già poco tranquilla. Tali azioni distruttive possono avere conseguenze imprevedibili per la pace e la stabilità in Medio Oriente”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in una nota. Intanto nella notte dei droni hanno attaccato un convoglio di camion nella parte orientale della Siria in provenienza dall’Iraq. I media filogovernativi siriani che ne danno notizia non indicano la fonte dell’attacco, ma la regione di confine di Boukamal è notoriamente un feudo delle milizie sostenute dall’Iran. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani i droni apparterrebbero alla coalizione guidata dagli Stati Uniti.

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