M5S, ancora in alto mare la “pace” con Casaleggio. Si tratta

M5S, ancora in alto mare la “pace” con Casaleggio. Si tratta
Beppe Grillo e Davide Casaleggio
12 marzo 2021

Potrebbe slittare ancora l’ipotetica “pace” fra il Movimento 5 stelle e l’Associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio, da mesi contrapposti in un aspro scontro politico. “Il punto di caduta non è stato trovato, ci si lavora ancora. Non abbiamo tempistiche prevedibili”, dice una fonte di alto livello del M5S. “Abbiamo bisogno di una partnership”, hanno sostenuto da Rousseau nell’evento on line di presentazione del Manifesto Controvento. Su un possibile compromesso lavora il Comitato di garanzia presieduto dal capo politico reggente Vito Crimi con Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, con il supporto dei legali del Movimento e la discreta supervizione del fondatore e attuale garante M5S Beppe Grillo. Ma si tratta anche con la “controparte”, cioè con Casaleggio. Il sacerdote della “democrazia digitale” della rete, erede del cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio, ha ancora un rapporto diretto con Grillo, che ha cercato in questi mesi di mediare fra la ex “casa madre” milanese e i vertici del M5S.

Ma con l’avvento del governo Draghi, lo scontro sul quesito da presentare sulla piattaforma Rousseau (poi approvato dal 60 per cento degli iscritti), le espulsioni di alcuni big e di molti parlamentari, l’abbandono di Alessandro Di Battista, lo scontro è diventato una frattura apparentemente insanabile. Casaleggio rivendica ad ogni piè sospinto le spese sostenute da Rousseau per il funzionamento dell’organizzazione in rete del Movimento: la richiesta di partenza è il saldo di circa 450mila euro di arretrati. E anche Giuseppe Conte, per andare avanti con il mandato di “riprogettare” il M5S affidatogli da Grillo, potrebbe aver bisogno di una votazione on line su Rousseau per cambiare lo statuto. Votazione che però Casaleggio ha il potere di bloccare, in mancanza di una intesa anche sulle pendenze economiche. La presentazione, ieri, del Manifesto Controvento, già prima dell’evento era stata interpretata come un aperto atto di ostilità dal ponte di comando del M5S. “Protagonismo e interferenze politiche”, dicono a Roma.

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Il capo di Rousseau ha cercato di smarcarsi dalle accuse di voler fare un suo partito: “E’ un manifesto sul metodo”, ha rivendicato. Ma di quel “metodo” rivendicato nel Manifesto fanno parte, per dirne una, le regole sul limite dei mandati elettivi, che negli ambienti parlamentari stellati in molti considerano inevitabile superare. Nessuno immagina che Di Maio vada a casa a legislatura finita, dopo essere stato in questi anni vicepresidente della Camera, capo politico e tre volte ministro. E invece Casaleggio rilancia il tetto ai mandati, in una intervista al Corriere della sera: è un valore che ha “sempre contraddistinto” il M5S “e che permette – spiega – di mantenere il ricambio necessario per poter far partecipare direttamente i cittadini nelle istituzioni”. Ma dagli ambienti di vertice del M5S filtra una interpretazione tutt’altro che soft: “E’ più il manifesto di chi vuol diventare contenitore piuttosto che strumento, e il Movimento non ha bisogno di contenitori”. Un accordo è necessario, per non finire impantanati nelle aule di tribunale. Ma se la distanza da un’intesa si misurasse solo dalle parole, il percorso sembrerebbe ancora decisamente lungo.

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