La fronda prende corpo. E, per la prima volta, vengono fuori anche numeri: 60, 80, 100, parlamentari Cinquestelle pronti a seguire il leader della sinistra pentastellata Roberto Fico. A rimarcare la spaccatura nel Movimento, la vicenda della Diciotti. E così, il capo politico, Luigi Di Maio, appare sempre meno “capo” e meno “politico”. E, come avrebbe supplicato a Metteo Salvini, non è più in grado a di tenere la barra dritta a bordo della sua nave. E ha ragione.
I malumori tra i discepoli del comico genovese non sono solo romani, ma arrivano dal Pimonte alla Sicilia. L’annosa questione migranti gestita col pugno duro da Matteo Salvini, ha fatto esplodere il Movimento, facendo risvegliare quei parlamentari preoccupati per la deriva di destra. E spunta la senatrice, Elena Fattori, che proprio in merito ai migranti, attacca il leader leghista, parlando di “politica degli scudi umani indegna in un paese civile”. Più dura la collega pentastellata, Paola Nugnes: “Nessuna crisi migranti, Salvini provoca per arrivare alla premiership”.
La senatrice napoletana, è tra le più vicine a Fico in questa battaglia fratricida che sta portando avanti proprio il presidente della Camera per rafforzare la sua leadership all’interno del Movimento. La strategia di Fico appare sempre più chiara. E sembra seguire quella di un suo predecessore che dallo scranno più alto di Montecitorio voleva far fuori, politicamente, Silvio Berlusconi. Di Gianfranco Fini, la fine la conosciamo. Di Fico, vedremo. Di Certo il capo degli ortodossi, a ottobre si giocherà la partita vera. Quando la maggioranza gialloverde metterà in cantiere la legge di Bilancio. Sarà in quel passaggio politico, fondamentale per le sorti dell’esecutivo, che Fico tenterà di far valere tutto il suo peso politico. Con un principale obiettivo: limitare lo spazio di azione della Lega.
A rendere più chiaro l’aria che si respira tra i pentastellati, l’avvertimento agli stessi compagni grillini del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, sostenitore “sfegatato” del presidente della Camera. “Fico isolato? Semmai è vero il contrario: tanti di noi la pensano come lui”. I malumori dei Cinquestelle non sono solo romani, ma arrivano dal Pimonte alla Sicilia. A Torino, la capogruppo, Valentina Sganga, ha attaccato il leader leghista in occasione dello stallo della Nave Diciotti a Catania: “Li lasci sbarcare, Salvini sta dimenticando che sono persone”. Come anche si spacca il fronte finora compatto del Movimento 5 stelle siciliano. Ugo Forello, capogruppo grillino al Consiglio comunale di Palermo: “Circa il comportamento assunto dal ministro degli Interni, vorrei ricordare un principio fondamentale delle moderne democrazie, ovvero che le scelte politiche, la discrezionalità politica e dell’azione di governo, trova un limite invalicabile nel rispetto della Costituzione, dei trattati internazionali e della legge”.
Rincara, il deputato regionale, Giampiero Trizzino, che senza giri di parole ha criticato la gestione dello sbarco dalla nave Diciotti: “Un’azione che non posso condividere in alcun modo”. C’è anche il folkloristico tweet dell’ex parlamentare M5S, Silvia Chimenti, che rivolgendosi a Salvini scrive: “Sei il nulla travestito da mostro”. Insomma, cresce lo scontro all’interno del Movimento. Ma cresce anche all’interno del governo gialloverde. E non solo sulla questione migranti, ma soprattutto sulle concessioni autostradali e in particolare sulla realizzazione del nuovo Ponte Morandi. Il M5s punta a far ricostruire l’opera a Fincantieri e Cdp chiedendo, però, che paghi la società Autostrade. Mentre sulle concessioni, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, continua a parlare di nazionalizzazione e di revoca a Autostrade. Opposta la linea leghista che boccia lo Stato padrone, mirando a una revisione delle concessioni autostradali e possibilmente allargare la platea delle aziende impegnate a ricostruire il ponte. E, su questo, da Genova, fa da sponda il commissario straordinario, Giovanni Toti.