di Barbara Acquaviti
Parafrasando il celebre sketch con Totò, potrebbe suonare più o meno così: ‘lei non deve sapere chi sono io’. Il Movimento 5 stelle ha deciso di trasformare in una proposta di legge una fissazione degli esordi: abolire il titolo di onorevole. Il testo è stato depositato il 21 maggio di quest’anno, a prima firma Tiziana Ciprini. In ossequio al motto “uno vale uno”, per la verità un po’ superato nei fatti e nelle recenti scelte effettuate bypassando la rete, in un articolo e 4 commi si chiede che venga “abolita l’utilizzazione del titolo di ‘onorevole’ riferito ai deputati, ai senatori e ai consiglieri provinciali anche se cessati dalla carica” e che al suo posto si introduca la definizione di “cittadino portavoce”. Per gli esponenti del Movimento di Grillo, evidentemente, non si tratta soltanto di una questione di forma ma di sostanza, visto che, è scritto nella proposta, “il cambiamento della politica passa anche attraverso le parole e il linguaggio”. Non solo: si stabilisce che l’utilizzazione del titolo venga “punita con l’ammenda da euro 600 a euro 6.000” e che “le entrate derivanti” vengano “versate nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese in favore di operazioni del microcredito”.
In pratica, lo stesso fondo dove finiscono le diarie a cui rinunciano i parlamentari pentastellati. Quella avanzata dai grillini, comunque, non è la prima proposta in tal senso. Una analoga, infatti, fu presentata nel 2006, due legislature fa, dalla Lega, prima fila Paolo Grimoldi. Circostanza che non stupirà, viste le saldature che si stanno creando tra Carroccio e pentastellati in tema di immigrazione e euro e considerando che lo stesso Salvini, in un’intervista a ‘La Stampa’, ha ammesso di stare tentando di avere un incontro con Beppe Grillo. Né si tratta di un puro caso, dal momento che il testo della proposta pentastellata, sebbene corredata da una premessa più lunga, riprenda un paragrafo del testo leghista parola per parola. Qualche differenza c’è: i padani, infatti, non prevevano che il titolo di onorevole fosse sostituito da un’altra espressione e inoltre si stabiliva che le entrate derivanti dalle ammende venissero “devolute in beneficienza ad enti assistenziali di tutela dei minori”. Altra differenza, l’ammontare delle multe che erano da 500 a 5mila euro. Come dire, l’inflazione.