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Macron e il crollo del governo Barnier: crisi che scuote la Francia e preoccupa l’Ue intera

La Francia si trova nuovamente al centro di una tempesta politica. Dopo appena tre mesi alla guida del governo, il primo ministro Michel Barnier è stato costretto a dimettersi in seguito a una mozione di sfiducia approvata ieri dall’Assemblée Nationale con 331 voti favorevoli, ben al di sopra della soglia minima di 289. La sfiducia, promossa dalla gauche e sostenuta anche dalla destra radicale di Marine Le Pen, segna un momento storico nella Quinta Repubblica, essendo solo il secondo caso in cui un governo viene rovesciato in questo modo, dopo quello di Georges Pompidou nel 1962.

Un governo effimero e una crisi profonda

Michel Barnier, nominato primo ministro il 5 settembre dopo lunghe consultazioni seguite alle elezioni anticipate di luglio, si è trovato a gestire un Parlamento profondamente frammentato. La sua proposta di bilancio per il 2025, caratterizzata da misure di austerità e consolidamento fiscale, ha incontrato forti opposizioni sia da parte della sinistra, unita sotto il Nouveau Front Populaire di Jean-Luc Mélenchon, sia dalla destra radicale del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen. Entrambe le fazioni hanno definito il piano di Barnier insostenibile e lontano dalle esigenze reali dei cittadini.

Barnier, nel suo discorso prima del voto di mercoledì, aveva cercato di difendere il suo operato, sottolineando di aver “dimostrato ascolto, rispetto e dialogo”. Tuttavia, non è bastato a salvare il suo esecutivo. La mozione di sfiducia è stata presentata da Mathilde Panot, capogruppo de La France Insoumise, e votata anche dai parlamentari di Le Pen, che ha dichiarato di aver preso la decisione “a malincuore” per proteggere i francesi da ulteriori disagi economici.

Il discorso di Macron dopo le dimissioni di Barnier

Il presidente francese Emmanuel Macron ha recentemente tenuto un discorso significativo ai cittadini, affrontando le conseguenze delle dimissioni di Michel Barnier e il futuro politico della Francia. In questo intervento, Macron ha riconosciuto che la decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale non è stata ben compresa dalla popolazione, esprimendo gratitudine per il lavoro svolto da Barnier e dai suoi ministri, che hanno dimostrato impegno e capacità in un momento difficile. Ha sottolineato che “il mandato che mi avete affidato democraticamente è quinquennale e lo eserciterò pienamente fino alla sua scadenza”, evidenziando la sua responsabilità nel garantire “la continuità dello Stato e il buon funzionamento delle nostre istituzioni”.

Inoltre, Macron ha annunciato che nei prossimi giorni nominerà un nuovo primo ministro, il quale avrà il compito di “formare un governo di interesse generale che rappresenti tutte le forze politiche che possano parteciparvi o, almeno, che si impegnino a non sfiduciarlo”. Questo nuovo governo dovrà essere in grado di lavorare in modo compatto e al servizio dei cittadini, con l’obiettivo di ottenere una maggioranza in Parlamento per approvare il bilancio. Il presidente ha anche criticato l’alleanza tra estrema destra ed estrema sinistra, definendola “un fronte antirepubblicano”, e ha respinto le accuse di essere il responsabile della situazione attuale, affermando che “non mi assumerò mai la colpa dell’irresponsabilità dei parlamentari”.

Con il futuro del bilancio 2025 in discussione, Macron ha promesso che “una legge speciale sarà presentata prima di metà dicembre in Parlamento”, una misura necessaria per garantire “la continuità dei servizi pubblici e della vita del Paese”. Questo intervento di Macron non solo riflette la sua determinazione a mantenere la stabilità politica, ma anche il suo impegno a proteggere gli interessi della nazione in un periodo di incertezze e sfide.

Reazioni e scenari futuri

La caduta del governo ha avuto un impatto immediato anche sui mercati finanziari e sulla percezione internazionale della stabilità francese. L’agenzia di rating Moody’s ha definito l’evento “negativo per il credito”, sottolineando che la fine del governo Barnier riduce la probabilità di un consolidamento delle finanze pubbliche. S&P Global Ratings prevede che il deficit francese supererà il 6% del PIL nel 2024, un dato allarmante che potrebbe ulteriormente complicare la situazione politica e finanziaria del Paese.

Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha adottato un tono moderato, affermando che “la caduta di Barnier non è una vittoria, ma una necessità”. Ha inoltre espresso la volontà di “lasciare lavorare” il prossimo premier, purché presenti una manovra finanziaria “accettabile per tutti”. Jean-Luc Mélenchon, invece, ha attaccato duramente Macron, affermando che “anche con un Barnier ogni tre mesi, Macron non durerà tre anni”.

Un Parlamento diviso e una lunga instabilità all’orizzonte

Le elezioni anticipate dello scorso luglio hanno lasciato il Parlamento francese diviso in tre blocchi principali: la sinistra, il centro e la destra radicale. Questa frammentazione ha reso estremamente difficile per Barnier costruire una maggioranza stabile. La Costituzione francese vieta lo scioglimento dell’Assemblée Nationale prima di 12 mesi dall’ultima elezione, il che significa che il Paese potrebbe trovarsi bloccato in una situazione di instabilità politica per mesi. Il tempo stringe per Macron, che deve trovare un successore in grado di navigare attraverso questa complessa fase politica. La scelta di un nuovo primo ministro sarà cruciale non solo per la stabilità interna, ma anche per la posizione della Francia in Europa e nel mondo.

Con una Germania anch’essa vicina a elezioni anticipate e poche settimane prima del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Parigi si trova a dover affrontare una crisi senza precedenti in un momento di grande vulnerabilità geopolitica. Il destino politico di Macron è ora legato alla sua capacità di superare questa crisi e di ricostruire la fiducia del Parlamento e dei cittadini. La Francia, una delle principali potenze dell’Unione Europea, non può permettersi un lungo periodo di incertezza, soprattutto in un contesto internazionale così turbolento. Il discorso di stasera potrebbe rappresentare un primo passo verso la stabilizzazione, ma la strada per uscire dalla crisi appare ancora lunga e irta di ostacoli.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri