Mafia, arrestato boss Graziano. Teresi: “Ci inquieta molto che non abbiamo trovato tritolo”
“Graziano era il principale uomo di Galatolo sul territorio. In questa sua veste si era occupato a livello operativo delle fasi dell’acquisto e della custodia. Non e’ accusato di custodia d’esplosivo perché non basta la chiamata in correita’ di Galatolo: Graziano lo abbiamo arrestato, per il momento, solo per associazione mafiosa. In ogni caso le parole di Galatolo sono altamente credibili: abbiamo trovato diversi riscontri”. Cosi’ il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, illustrando il ruolo del boss Vincenzo Graziano, fermato nel corso di un’operazione della Guardia di finanza volta alla ricerca del tritolo che le cosche avrebbero messo da parte e destinato ad un attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo. “Abbiamo perquisito ogni anfratto del fondo Pipitone, il quartier generale della famiglia dell’Acquasanta – ha detto Teresi -, ma non abbiamo trovato il tritolo. Cosa che ci inquieta molto. Continueremo a cercarlo senza sosta. Graziano non a caso si era intestato il compito di acquistare e custodire il tritolo: la famiglia di Resuttana aveva contribuito in maniera piu’ cospicua rispetto agli altri all’acquisto dell’esplosivo, e quindi Graziano e’ stato incaricato di custodirlo”.
Dunque, l’operazione antimafia che stamani ha visto impegnata la Guardia di Finanza di Palermo alla ricerca del tritolo che le cosche avrebbero gia’ messo da parte per un attentato al pm Di Matteo, ha avuto come teatro una delle zone simboliche nella storia di Cosa nostra: vicolo Pipitone. Una strada cieca nella zona dei cantieri navali, da cui partivano e dove tornavano gli squadroni della morte delle cosche dopo i piu’ violenti fatti di sangue, e dove le famiglie mafiose si riunivano per pianificare le proprie strategie d’azione. Un luogo la cui aura di inaccessibilita’ valida fino a ieri, e’ venuta meno stamani. “E’ un fondo che era inaccessibile – ha aggiunto Teresi – e che e’ un po’ il teatro della storia piu’ violenta di Cosa nostra. Fin dagli anni ’80 fondo Pipitone era la base di partenza per i piu’ efferati delitti di mafia, da Dalla Chiesa a Chinnici, a La Torre e via D’Amelio. Li’ si organizzavano i summit di Cosa nostra, venivano strangolate le persone attirate nei tranelli nel corso della guerra di mafia alla fine degli anni ’80. Un posto con un’aura di inaccessibilita’ che dovevamo smantellare a tutti i costi. L’abbiamo fatto grazie al Nucleo di Polizia Tributaria e al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che con l’impiego enorme di uomini e mezzi hanno passato al setaccio ogni anfratto di quel luogo che deve tornare allo Stato e non puo’ essere una zona franca solo nelle mani dei mafiosi”.
Ancora Tesi. “Graziano era il principale uomo di Galatolo sul territorio. In questa sua veste si era occupato a livello operativo delle fasi dell’acquisto e della custodia. Non e’ accusato di custodia d’esplosivo perché non basta la chiamata in correita’ di Galatolo: Graziano lo abbiamo arrestato, per il momento, solo per associazione mafiosa. In ogni caso le parole di Galatolo sono altamente credibili: abbiamo trovato diversi riscontri. Abbiamo perquisito ogni anfratto del fondo Pipitone, il quartier generale della famiglia dell’Acquasanta ma non abbiamo trovato il tritolo. Cosa che ci inquieta molto. Continueremo a cercarlo senza sosta. Graziano non a caso si era intestato il compito di acquistare e custodire il tritolo: la famiglia di Resuttana aveva contribuito in maniera piu’ cospicua rispetto agli altri all’acquisto dell’esplosivo, e quindi Graziano e’ stato incaricato di custodirlo”.