Mafia, da bene confiscato il riscatto per 10 donne e 120 minori

11 gennaio 2017

Dieci giovani donne a rischio marginalita’ che adesso avranno un’opportunita’ lavorativa, 120 minori ospiti di case famiglia, comunita’ alloggio, disabili o autori di reato coinvolti in percorsi di legalita’, 20 professionisti e 75 ore di formazione, oltre al centro ippico Giuseppe Di Matteo, in contrada Portella della Ginestra, rimesso a nuovo e convertito in una biofattoria. Sono questi i risultati del progetto “Chi semina racconta”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della gioventu’ e del servizio civile nazionale, nell’ambito del bando “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” e realizzato, tra gli altri, dalla Cooperativa sociale Placido Rizzotto (capofila).

Un progetto durato quasi due anni che ha avuto il suo cuore pulsante nel centro ippico dedicato alla memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia. “Chi Semina Racconta” e’ stato suddiviso in piu’ fasi: la conversione del centro, la formazione di 10 donne disoccupate dai 18 ai 35 anni e infine percorsi di inclusione sociale, benessere, riabilitazione e incontro con l’altro che sono partiti dall’agricoltura sociale coinvolgendo 120 minori, attraverso l’orto e la cura delle piante. Il progetto ha avuto anche il merito di offrire un esempio virtuoso di riuso dei beni confiscati a servizio del territorio, promuovendo strumenti di cittadinanza attiva. A beneficiare del progetto 10 giovani donne del territorio, di eta’ compresa fra 18 e 35 anni, inoccupate o disoccupate, in condizione di disagio socio-economico, con titolo di studio medio, bisognose di sostegno all’inclusione socio-lavorativa; 120 ragazzi ospiti di case-famiglia e comunita’ alloggio, autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale, giovani affetti da sindrome di Down. I beneficiari indiretti sono stati le famiglie, le realta’ coinvolte, nonche’ piu’ in generale la collettivita’.

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