Mafia Capitale, parla Odevaine il “facilitatore”: ecco perché prendevo i soldi da Buzzi

BUSINESS IMMIGRATI “Svolgevo un funzione di raccordo tra le sue cooperative, il ministero degli Interni e i funzionari della Prefettura”

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Soldi da Salvatore Buzzi (5mila euro mensili, di cui una parte in nero) e soldi dalla cooperativa ‘La Cascina’ (10mila euro al mese che potevano arrivare anche a 20mila). Per anni, almeno dal 2011 al 2014, Luca Odevaine (foto), gia’ vicecapo gabinetto vicario del sindaco Veltroni, incarico proseguito per altri tre mesi con l’arrivo del sindaco Alemanno, ha intascato fior di tangenti mettendo a frutto il suo lavoro di componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale (struttura creata nell’estate del 2014 ma informalmente esistente due anni prima) e di presidente della Fondazione IntegraAzione, che curava e coordinava eventi politici, religiosi e sociali. Sentito dal tribunale nel processo ‘Mafia Capitale’ in corso nell’aula bunker di Rebibbia, Odevaine ha ammesso quanto gia’ dichiarato alla Procura nei mesi scorsi: “Venivo remunerato dal gruppo Buzzi per la mia attivita’ di ‘facilitatore’. Semplificavo i suoi rapporti con la pubblica amministrazione. Svolgevo un funzione di raccordo tra le sue cooperative, il ministero degli Interni e i funzionari della Prefettura, un mondo con il quale le coop faticavano ad avere un dialogo costante. Io mettevo a disposizione l’esperienza acquisita nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, conoscevo molte persone ma non e’ vero che io orientassi i flussi degli immigrati, non avrei potuto farlo. Il Tavolo discuteva su temi generali e non decideva”.

APPALTI Odevaine e’ stato poi interpellato sui soldi ricevuti dai vertici della Cascina (segmento giudiziario gia’ definito davanti al gup con un patteggiamento di pena a due anni e 8 mesi di reclusione per corruzione e la restituzione di circa 250mila euro, piu’ o meno l’equivalente della somma incassata in modo illecito), per agevolare l’assegnazione dell’appalto per la gestione del Cara di Mineo dopo aver concordato con loro il contenuto del bando di gara. “Anche in questo caso – ha spiegato Odevaine – ricevevo soldi per il mio lavoro di raccordo col Ministero dell’Interno”. Molte domande dei pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini hanno riguardato il commercialista Stefano Bravo, anche lui sotto processo per corruzione perche’ sospettato di aver curato la predisposizione della documentazione fittizia che avrebbe dovuto giustificare l’ingresso delle somme illecite nella casse della Fondazione e delle societa’ riferibili a Odevaine. “Era il mio commercialista personale e della famiglia, si occupava della contabilita’ della Fondazione. A lui ogni tanto chiedevo consiglio, gli dissi che avevo soldi in contanti ma lui certe cose preferiva non saperle. Io gli presentai i rappresentanti della Cascina e poiche’ con questa cooperativa avevo in piedi un affare che non aveva nulla a che vedere con la questione immigrati, gli chiesi se voleva occuparsene. Cominciavo ad avere numerose attivita’ fuori dall’Italia e avevo bisogno di una persona che seguisse le mie cose in Italia”.