Mafia, confiscati beni per 13 milioni di euro. Altro colpo al superlatitante Messina Denaro

Si tratta di tre imprenditori del Trapanese a cui sono stati sequestrati  108 immobili, 4 società nel settore olivicolo, 11 veicoli e numerosi rapporti bancari

Un ulteriore colpo al patrimonio riconducibile a Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara e’ stato inferto dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani, che hanno proceduto alla confisca dei beni per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro a carico degli imprenditori Filippo Greco, Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi, anche se assolti lo scorso anno dalla corte di appello di Palermo nel processo “campus belli”. I tre erano infatti stati arrestati nell’ambito dell’operazione disposta dalla procura distrettuale antimafia di Palermo nel 2011, per concorso esterno in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni aggravata dall’art. 7 della legge 203/91, unitamente ad altri indagati, tra cui Simone Mangiaracina, di 76 anni, e Cataldo La Rosa, di 48, considerati il braccio operativo dell’anziano boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede.

LA CONFISCA Il tribunale di Trapani ha infatti evidenziato la sussistenza dei presupposti alla base dell’originario provvedimento di sequestro, disponendo la confisca di 108 immobili (tra cui ville, abitazioni, fabbricati industriali, autorimesse, negozi, magazzini, laboratori e terreni), 4 societa’ operanti nel settore dell’olivicoltura, 11 veicoli e numerosi rapporti bancari. L’indagine campus belli aveva messo in luce le modalita’ di controllo delle attivita’ economiche e produttive del territorio da parte dell’organizzazione, riconducibile a Matteo Messina Denaro, attraverso la gestione occulta di societa’ ed imprese in grado di monopolizzare il remunerativo mercato olivicolo. Era emersa infatti la riconducibilita’ alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara degli oleifici della Moceri Antonino & c. s.r.l. e dell’Eurofarida s.r.l., che il capo mafia trapanese aveva intestato fittiziamente agli imprenditori Antonino Tancredi e Antonino Moceri, al fine di eludere la normativa antimafia.

L’ANTIMAFIA Oltre a queste aziende, sono state oggetto di confisca anche la societa’ semplice Moceri olive e l’impresa individuale Tancredi Antonino Francesco, entrambe operanti nel settore agricolo ed olivicolo, risultate provento di attivita’ illecite. Localizzate in un territorio fortemente condizionato dalla presenza di Cosa nostra, le aziende oggi sottoposte a confisca hanno continuato ad operare in regime di amministrazione giudiziaria, rendendosi protagoniste di iniziative volte a favorire la reintroduzione nell’economia legale, grazie al coinvolgimento delle istituzioni e delle associazioni antimafia. Tra questi il progetto avviato subito dopo il sequestro, che aveva visto la produzione e la vendita, su tutto il territorio nazionale, di olio extra vergine imbottigliato dalle aziende “liberate” dal vincolo mafioso, cui era stata dedicata un’apposita etichetta per il “consumo etico da bene sequestrato”, con il patrocinio dell’ufficio misure di prevenzione del tribunale di trapani e le associazioni libera e fai. Nel provvedimento di confisca, notificato in questi giorni dai carabinieri, anche, il compendio patrimoniale di Filippo Greco, gia’ titolare di societa’ immobiliari e di costruzioni nella provincia di Varese, e ritenuto imprenditore di riferimento del noto Francesco Luppino.