Mafia e droga a Bari, 35 misure in zona Japigia e comuni vicini
La Dda: organizzazione era contigua al clan Palermiti
Una associazione a delinquere contigua al clan Palermiti e specializzata nel traffico di droga, nelle province di Bari e Brindisi. Questo l’ambito di indagine che ha portato nella notte circa 150 uomini e donne del comando provinciale dei carabinieri ad una imponente operazione. Nel complesso sono 35 gli indagati per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, di cui 12 anche per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope. L`ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari è stata emessa su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Nel corso del blitz denominato in modo convenzionale ‘Astra’ – si spiega – sono state eseguite perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga con il supporto da unità cinofile, di un elicottero, dei cacciatori eliportati di Foggia e da personale delle squadre di intervento operativo dei carabinieri.
L`indagine è stata avviata nel 2016, mediante articolate attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi (circa 1,6 chili di cocaina, 41 chili di hashish, 19 kg di marijuana e 67 grammi di eroina, nonché 30mila euro in contanti, una mitraglietta modello Skorpion con relativo munizionamento calibro 7.65 e 2 pistole giocattolo prive del tappo rosso), oltre a consentire l`arresto in flagranza di reato di 15 persone. Gli inquirenti ricordano il sequestro effettuato nell`ottobre 2017, a Mola di Bari, quando in un blitz nell`agro di proprietà dei due fratelli Bellantuono, i carabinieri sorprendevano gli stessi mentre stavano ancora interrando della sostanza stupefacente. Nella circostanza, furono sequestrati 30 kg di hashish, 2 chili di marijuana e 78 grammi di cocaina, 10.000 euro in contanti, una mitraglietta Skorpion con relativo munizionamento calibro 7.65 e 2 pistole giocattolo prive del tappo rosso.
L`indagine ‘Astra’ trae origine anche da una richiesta d`aiuto fatta dalla sorella di una tossicodipendente. Nell`ottobre 2016 la signora, ormai esausta della vicenda di disagio familiare si rivolse alla stazione carabinieri di Bari Principale, per denunciare gli spacciatori che vendevano droga alla sorella. La ragazza, impiegata a tempo indeterminato, dilapidava da circa un decennio il proprio stipendio e le risorse economiche della famiglia. La denuncia era finita tra le migliaia che arrivano in Procura. Ma subito è stata analizzata valorizzata da un sostituto procuratore – si aggiunge – che, insieme ai carabinieri, ha intuito gli orizzonti investigativi ed insieme hanno “investito” su questa indagine. I militari, quindi, rincuorando la denunciante, hanno immediatamente monitorato i contatti della donna. In breve gli inquirenti sono riusciti a identificare diversi pusher ed a ricostruire tutto il “circuito criminale”.
Gli uomini della Dda hanno accertato che le palazzine di via Caldarola 39/A del quartiere Japigia, ed il particolare la palazzina “L”, erano una centrale di spaccio tra le più floride della città di Bari ed i capi dell`organizzazione, appartenenti alla famiglia Martiradonna, lucravano tali e tanti guadagni da poter allargare il giro d`affari fino ad investire nel comune di Mola di Bari, dove veniva aperta una vera succursale. Per questo sono state ricostruite le dinamiche di spaccio, documentando oltre 25.000 episodi di cessione al dettaglio che, unitamente al valore dello stupefacente sequestrato, consentono di stimare il giro d`affari complessivo in oltre un milione di euro.
Davano ordini dal carcere i boss. Secondo i magistrati della Dda alcuni indagati continuavano a partecipare alle attività illecite, a impartire direttive e a finanziare acquisti di droga. Ciò tramite le ambasciate comunicate all`esterno nel corso dei colloqui con i familiari. Il gruppo operava in modo incessante per reperire sempre nuovi canali di approvvigionamento, trasportare in sicurezza ed occultare mediante “interramento” droga, armi e denaro, oltre a distribuire capillarmente il prodotto nelle piazze di spaccio. “E’ anche importante sottolineare che l`indagine rientra in un complesso di attività coordinate dalla Dda”, si spiega in una nota.
“Le investigazioni che riguardano i traffici di stupefacenti su tutto il territorio di competenza della Distrettuale sono moltissime e spesso si intrecciano, perché riguardano i fornitori internazionali, i grossisti, gli intermediari, i luoghi di occultamento, quelli di confezionamento e solo alla fine lo spaccio. E quindi sono indagini che coinvolgono tutte le forze di polizia su tutto il territorio del Distretto, che vanno gestite coerentemente. Questo è il compito della Distrettuale e questo è il riconoscimento che dobbiamo ai carabinieri ed alle altre forze di polizia, sempre disponibili alla collaborazione reciproca”.