“Quando si entra nel Servizio (segreto, ndr) ti viene detto che il direttore è dio. E dunque si fa quello che dice il direttore. E’ la ragione per cui ti viene anche riconosciuta una indennità in più: vieni pagato per eseguire non pensare. Tanto è vero che io sono stato allontanato perché pensavo”. Lo ha sostenuto Massimo Giraudo, colonnello dei carabinieri ed ex funzionario dei servizi di Intelligence, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, in corso nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo.
Giraudo – che ha svolto in passato indagini sulla strage di piazza Fontana e successivamente è stato incaricato dalla Procura di Palermo di svolgere indagini sulle attività di Mario Mori – ha risposto nella fase di contro esame, curata dall’avvocato Basilio Milio (difensore proprio del prefetto Mori). “Mori – ha detto Giraudo, che al Sisde aveva funzioni operative riguardo le indagini relative all’antiterrorismo – prima del 2007 aveva attivato un protocollo ‘fantasma’ relativo alla gestione delle fonti. Si trattava delle pratiche precedenti al reclutamento vero e proprio nel Sisde”. Dopo la pausa – disposta dal presidente della Corte di assise, Alfredo Montalto – contro esame affidato all’avvocato Francesco Romito, legale del colonnello Giuseppe De Donno. In aula l’accusa e’ rappresentata dai pm Roberto Tartaglia, Francesco Del bene e Nino Di Matteo, che lunedì dovrebbe presentarsi al Csm per “sciogliere la riserva” sull’ipotesi di trasferimento per ragioni di sicurezza.