Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel 1978, “avendomi alle sue dipendenze mi giudica ufficiale eccellente”. Parla il generale Mario Mori, rendendo dichiarazioni spontanee dinanzi alla Corte di assise di Palermo, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Dalla Chiesa, ucciso da Cosa nostra, “si esprime su di me sostenendo tra l’altro – dice Mori – ‘Ufficiale molto serio, molto riflessivo, molto responsabile, ha dato nuova conferma di un patrimonio brillante di qualità intellettuali, morali, militari e di carattere”. Per Mori, “la gratitudine manifestatami dal generale Dalla Chiesa costituisce uno dei riconoscimenti di cui vado maggiormente orgoglioso e che non mi possono certo essere tolti o sminuiti da qualche ricerca raffazzonata basata su presupposti infondati e oltraggiosi”, riferendosi alle dichiarazioni rese in aula dal colonnello Massimo Giraudo nelle scorse udienze. Da qui la chiosa: “Il tenente colonello Giraudo ha proceduto ad una monumentale raccolta di dati e documenti relativi alla mia storia personale. Spiando dal buco della serratura, e’ riuscito a prendere in esame anche aspetti relativi alla mia vita privata, estranei quindi alla mia attivita’ professionale, che di certo non mi mettono in imbarazzo, ma che invece umiliano lui nella sua qualita’ di ufficiale dell’Arma dei carabinieri…”.
Mori, affiancato dal suo legale Basilio Milio e dal colonello Giuseppe De Donno (anche lui imputato in questo processo) aggiunge: “Ricordo a Giraudo che l’ufficiale di polizia giudiziaria dell’Arma esegue le direttive della Magistratura delegante e dopo la raccolta dei dati documentali puo’ anche esprimere valutazioni su quanto acquisito. Badando pero’ che – prosegue il generale – le sue considerazioni si appoggino a riscontri formalmente validi e senza omettere elementi che, anche per le proprie pregresse conoscenze, e’ in grado di potere segnalare ed eventualmente acquisire ai fini di una migliore comprensione dei fatti. Se cosi’ si fosse regolato, il Giraudo avrebbe evitato di esprimere valutazioni e fare deduzioni su documenti anonimi, su informazioni riferite de relato da fonti informative non piu’ contattabili e su circostanze che non essendo dimostrate non potevano essere oggetto di sue personali interpretazioni”. Invece, secondo Mori, di fatto Giraudo ha cercato di attribuirgli, “azioni, contatti e indirizzi ideologici in maniera del tutto surrettizia e quindi scorretta. Confermando quanto sottolineato specificatamente dal Gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo, nel redigere atti d’iniziativa nel caso che mi riguarda ha fatto ricorso, infatti, a fonti di prova inutilizzabili ovvero anonime e ha manifestato una carente attivita’ volta al riscontro di quanto aveva acquisito, se non addirittura forzando situazioni per raggiungere l’intento che si era prefisso”. Il processo e’ stato rinviato al 15 dicembre, giorno in cui e’ prevista la deposizione dell’ex ministro dell’Interno del governo Berlusconi e attuale governatore della Lombardia, Roberto Maroni.