La violenza della mafia sul litorale della Capitale, con il controllo del malaffare e delle vita di tutti i giorni, degli affari sporchi e di quelli alla luce del sole. E’ una storia durata anni quella ricostruita dai pubblici ministeri Ilaria Calò ed Eugenio Albamonte nel corso della requisitoria con cui hanno chiesto sette condanne per quasi 100 anni di reclusione nei confronti di presunti esponenti del clan Spada. Sedici anni di reclusione sono stati chiesti per Massimiliano Spada; dieci anni per Ottavio Spada, tredici anni per Davide Cirillo, Mirko Miserino e Maria Dora Spada; 14 anni per Massimo Massimiani e Manuel Granato. Le condanne sono state sollecitate anche dalle parti civili costituite, con Roma Capitale che ha chiesto anche un risarcimento di 800mila euro, Regione Lazio di un milione, Associazione Caponnetto 100mila euro e Associazione Libera Sos Imprese 10mila euro. I magistrati hanno chiesto anche multe per 200mila euro. Al vaglio dei giudici della IV sezione del Tribunale capitolino c’è una realtà che portò alla gambizzazione di Massimo Cardoni, detto `Baficchio`, con due colpi di pistola nell`ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Gli investigatori si convinsero che dietro al movente dell’azione criminale c`era stata la contrapposizione tra il clan “emergente” degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni. Il tutto, `condito` da sfratti forzosi da case popolari, minacce e intimidazioni varie. “E` dimostrato – hanno detto gli inquirenti – come gli specifici episodi di cui si occupa il processo siano espressione di una strategia articolata che ha visto la famiglia Spada nell`intento di consolidare il suo potere. Tre gli obiettivi specifici: depotenziare la famiglia Baficchio, acquisire il controllo territoriale, realizzare i fatti con modalità tali da rendere palese alla popolazione che c`è stato questo cambio criminale”.