Stato-mafia, pm chiedono acquisizione verbale e agende del defunto Ciampi
GIUSTIZIA E POLITICA Teresi: “Esiste anche una registrazione integrale dell’esame dell’epoca”
I Pm di Palermo chiedono l’acquisizione del verbale di sommarie informazioni del presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, recentemente deceduto, redatto il 15 dicembre 2010. “Esiste anche una registrazione integrale dell’esame dell’epoca” ha precisato il procuratore aggiunto, Vittorio Teresi. La richiesta e’ stata avanzata dall’accusa alla Corte di assise, presieduta da Alfredo Montalto, nell’ambito della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. L’accusa ha inoltre chiesto alla Corte di acquisire “due agende in uso a Ciampi, in particolare quelle tra l’aprile 1993 e il maggio 1994 quando ricopriva la carica di presidente del consiglio e tuttora custodite presso la biblioteca del Quirinale”. La richiesta dell’accusa viene motivata dal fatto che Ciampi, mise a verbale, che “molti degli argomenti di cui mi chiedete erano oggetto di miei appunti – ha detto l’aggiunto Vittorio Teresi – su mie agende personali in uso mentre ero presidente del consiglio”. La Corte si e’ riservata sulla richiesta formulata dall’accusa. In programma oggi la deposizione del tenente colonello Sergio De Caprio, piu’ noto come capitano “Ultimo”, l’ufficiale che arresto’ Salvatore Riina il 15 gennaio 1993. De Caprio- che risponde in video conferenza da una localita’ protetta, compare in questo processo nella doppia veste di teste e di indagato di reato connesso.
La Corte ha ammesso l’acquisizione del verbale di sommarie informazioni dell’audizione di Ciampi davanti ai Pm di Palermo, redatto il 15 dicembre 2010, ma si e’ riservato di decidere in una delle prossime udienze in merito alle agende. Il presidente emerito era stato ascoltato sei anni fa in quanto presidente del Consiglio in carica nel 1993, su temi che hanno riguardato anche il 41 bis, le mancate proroghe e le revoche disposte per circa trecento boss e picciotti, detenuti col regime del carcere duro e tornati – proprio nel periodo delle stragi di Roma, Firenze e Milano – a un sistema di detenzione ordinario, senza restrizioni particolari. In questo contesto si dimise Amato, allora capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, pure lui ascoltato nelle scorse settimane dai pm palermitani. Le vicende della presunta trattativa fra Stato e mafia erano state affrontate con particolare riferimento alle dichiarazioni dell’ex ministro della Giustizia Giovanni Conso, che aveva detto che i mancati rinnovi erano stati una sua iniziativa personale, per eliminare il clima e le condizioni in cui era maturato la decisione dei boss di ricorrere alle stragi. Ciampi aveva ricordato i contenuti di una sua intervista, in cui aveva evocato il timore che, nella notte del 28 luglio 1993, quella degli attentati contemporanei al Padiglione di arte contemporanea di Milano e alle basiliche di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro, a Roma, potesse scattare un colpo di Stato, anche perche’ i telefoni di Palazzo Chigi rimasero del tutto isolati per alcune ore. E nelle sue agende Ciampi riportava – cme disse allora ai Pm che lo ascoltavano – quando accade in quella giornata e le sue riflessioni in merito.