Mafia, sentenza Mori: “Ombre ma mancano univocita’ e movente”
“Le condotte non sono univocamente idonee – singolarmente e complessivamente considerate – a dimostrare la coscienza e la volonta’ degli imputati di impedire la cattura di Provenzano”. Cosi’ si legge nelle motivazioni con cui la quinta sezione penale della Corte di appello di Palermo, presieduta da Salvatore Di Vitale, ha assolto a maggio il generale Mario Mori e il colonello Mauro Obinu dall’accusa di avere di avere favorito la latitanza di Bernardo Provenzano, in riferimento alla sua mancata cattura a Mezzojuso nel 1995.
Nella condotta dei due imputati che “pure mostrerebbe zone d’ombra – si legge nel documento di 345 pagine – manca il movente visto che la procura generale ha rinunciato a contestare ai due ufficiali l’aggravante di avere favorito l’impunita’ di Provenzano nell’ambito della cosiddetta trattativa”. “Del resto – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza – lo stesso procuratore generale, nel corso della requisitoria, ha finito col fare riferimento ad un ‘ventaglio di moventi’, non riconducibili unicamente alla cosiddetta trattativa…”. Le motivazioni sono state depositate questa mattina in cancelleria. Nel corso dell’appello infatti l’accusa – rappresentata dal pg Roberto Scarpinato e dal sostituto Luigi Patronaggio – decise di rinunciare all’aggravante legata alla cosiddetta “trattativa”. “Tuttavia siffatti molteplici moventi – sostiene la Corte di appello presieduta da Salvatore Di Vitale – lungi dall’essere suffragati dalla prova rigorosa che sarebbe stata per quanto detto necessaria in questa sede, si risolvono in mere ipotesi alternative tra loro, in quanto tagli del tutto inutilizzabili ai fini del l’accertamento della responsabilita’ penale”.