Politica

I maga stipendi Rai sul tavolo della Corte dei conti, è scontro Pd-M5s. Poletti: serve un tetto

di Maurizio Balistreri

La questione degli stipendi di giornalisti e dirigenti Rai finisce alla Corte dei Conti. Il Codacons presenta “oggi stesso” una denuncia alla magistratura contabile per la pubblicazione degli “abnormi compensi elargiti dalla rete di Stato ai propri dipendenti”. E’ quanto si legge in una nota dell’associazione dei consumatori. “Numerosi direttori Rai guadagnano stipendi superiori ai 300mila euro annui, e molti altri hanno compensi compresi tra i 200 e i 300 mila euro – attacca il Codacons – Già questo basterebbe per gridare allo scandalo, ma c`è dell`altro. Secondo quanto riportato in queste ore dai mass media, una folta schiera di giornalisti e manager della rete percepirebbe stipendi tra i 205 e i 240mila euro annui senza ricoprire alcun incarico: in buona sostanza vengono pagati per non lavorare”. In sostanza, “siamo di fronte ad una vergogna nazionale ora però il Codacons vuole andare a fondo e capire se si configuri o meno anche una forma di danno erariale, dal momento che gli stipendi Rai vengono pagati con i soldi dei cittadini raccolti attraverso il canone”.

Mamma Rai nel 2015 ha speso quasi un miliardo per i costi del personale. Senza contare le prestazioni di lavoro autonome, quelle erogate al personale che non è contrattualizzato con la televisione di Stato, che pesano per altri 132 milioni di euro. Sono questi i dati di uno dei più pesanti “carrozzoni di Stato”, messi nero su bianco sul bilancio 2015 dell’azienda. Un rendiconto che ha fatto segnare un’ulteriore perdita per circa 25 milioni di euro, comunque inferiore a quella del 2014, che ammontava a quasi 180 milioni di euro. E così in attesa che la Rai metta online gli stipendi dei suoi dirigenti e giornalisti, si è acceso lo scontro tra Pd e M5S dopo le prime indiscrezioni giornalistiche, secondo cui il dg Campo Dall’Orto prenderebbe 652.000 euro l’anno e la presidente Monica Maggioni 330.000. Ma non solo: l’ex direttore del Tg2 e di Raiuno Mauro Mazza percepirebbe 340.000 euro annui; il notista politico del Tg1 ed ex deputato Francesco Pionati 203.000 euro; l’ex dg Alfredo Meocci 240.000; Carmen Lasorella 205.000; Anna La Rosa, un tempo direttore di Raiparlamento, 240.000; Bianca Belinguer, direttore del Tg3, 280.000 euro; ll direttore di Rai3 Daria Bignardi 300.000 euro; il direttore di Raisport, Gabriele Romagnoli, 230.000 euro.

Cifre trapelate sui giornali (e non confermate ufficialmente) che hanno fatto insorgere il Movimento 5 Stelle. Il presidente grillino della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, ha detto che tocca al governo Renzi muoversi per far rispettare il tetto dei 240.000 euro anche nella tv di Stato. Sulla Rai “la Vigilanza ha fatto tutto quello che poteva e doveva” ha detto al “Fatto quotidiano”. “Ora tutti gridano allo scandalo dei mega stipendi, ma se è emerso è grazie al M5S. Adesso però sul tetto dei 240.000 euro deve muoversi il governo, di cui fanno parte anche gli esponenti del Pd che oggi si lamentano”. Gli ha fatto eco Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera ed esponente del direttorio del M5S, che in su Facebook ha scritto: “Questo mese paghiamo 70 euro di canone Rai, l’ennesimo balzello nella nostra bolletta elettrica. Molti cittadini, che dovranno affrontare questa spesa imprevista, si chiedono cosa stiano pagando con quei soldi. Di certo state pagando i maxi stipendi dei dirigenti. Esiste una Legge in Italia che impone ai dirigenti pubblici un tetto di 240.000 euro di stipendio. In Rai si sfora allegramente”.

“Qualcuno sostiene – ha proseguito Di Maio – che i dirigenti Rai non siano dirigenti pubblici a tutti gli effetti. Quando gli servono i soldi del canone dai cittadini allora la Rai è pubblica. Quando vogliono sforare gli stipendi dei dirigenti, non lo è più. Questi numeri indecenti hanno un unico responsabile, che è il Governo Renzi. Lui li ha nominati e lui li ha lasciati lì dove erano. Questi dirigenti dovrebbero rientrare nel tetto previsto dalla Legge”. In campo anche Il presidente del Pd, Matteo Orfini. “Questa battaglia non la lascio a Di Battista e Di Maio. Il Partito democratico l’ha fatta cinque anni fa denunciando gli stipendi dei dirigenti Rai e lo scandalo di chi li prendeva non facendo niente. Adesso Campo Dall’Orto ha il dovere di trovare una soluzione al problema”, tuona Orfini -. Sono felicissimo che sia tutto online ma ora i vertici devono fare qualcosa in più. Intervenire, trovare una soluzione per superare questa palese vergogna”. “Nelle aziende normali un quadro intermedio non guadagna quelle cifre e ha diritto alle tutele del contratto. Ma i manager hanno uno stipendio piu’ alto, come quelli che abbiamo letto, proprio perchè si assumono il rischio di essere buttati fuori liberamente”. In estrema sintesi questo è il ragionamento di Orfini: “Non hai mercato? Non vali niente? Non è colpa mia. Vai fuori e basta”.

Per il governo ha risposto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, affermando che è necessario mettere un tetto agli stipendi Rai, e che serve dunque una regolazione. “Noi – ha detto il ministro – abbiamo una regolazione generale che abbiamo introdotto riguardo le pubbliche amministrazioni”, ma “io credo che per chi lavora nel pubblico, e lavora con risorse che derivano da una legge come il canone, perché il canone sono soldi che i cittadini devono versare in seguito a una legge, ci deve essere una regolazione, quindi io su questo sono d’accordo”. Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione di Vigilanza Rai, a sua volta ha detto: “Se da oggi sarà possibile conoscere dal sito della Rai l’entità dei principali stipendi e i criteri delle scelte (in una parola il piano della trasparenza), lo si deve a una precisa scelta politica del Pd e del governo a cui, fra l’altro il M5s si era opposto”. Per Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, “la Rai compie un primo passo di trasparenza mettendo on line gli stipendi di manager e giornalisti, ma non basta: applichi le norme che prevedono la “totale trasparenza” sugli “stipendi di tutti i conduttori, le star, i collaboratori che ad ogni titolo sono pagati con i soldi dei cittadini”.

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