Magnini in appello, ricorso contro 4 anni stop

Ex capitano nazionale nuoto al Tna, sentenza nei prossimi giorni

filippo magnini

Cinque ore di dibattimento, analizzata l’intera vicenda legata alla maxi inchiesta di Pesaro in tutte le sue sfaccettature, l’ennesimo grido di innocenza urlato in faccia ai giudici di secondo grado e poi la fuga da un’uscita secondaria dell’Olimpico per non affrontare i giornalisti. Il giorno piu’ lungo di Filippo Magnini, vissuto davanti alla Seconda Sezione del Tribunale nazionale antidoping di Nado Italia per cercare di scardinare le tesi accusatorie del Procuratore nazionale Pierfilippo Laviani, e la speranza di uscire prosciolto da un processo che per uso o tentato uso di doping (articolo 2.2 del codice Wada) in primo grado gli e’ costato 4 anni di squalifica.

Laviani aveva chiesto in primo grado 8 anni di stop, poi ridotti per via della decadenza di due capi d’accusa, quello di somministrazione o tentata somministrazione di sostanze vietate (2.8 Wada) e quello di favoreggiamento (2.9 Wada). Appresa la sentenza di primo grado, l’ex nuotatore azzurro era esploso parlando di “accanimento” nei suoi confronti. Oggi, probabilmente consigliato dai suoi stessi legali, Francesco Compagna e Ruggero Stincardini, il pesarese ha preferito evitare le telecamere. Anche perche’ il tribunale presieduto da Luigi Fumagalli si e’ preso il suo tempo per valutare un caso cosi’ delicato e legato a doppio filo alla frequentazione col nutrizionista Guido Porcellini, a sua volta inibito per 30 anni dal Tna. Con Magnini infatti alla sbarra e’ finito anche l’ex compagno di staffetta Michele Santucci, il cui caso e’ stato affrontato insieme.

“Non posso dire molto – ha glissato l’avvocato Compagna – siamo in attesa della decisione che non arrivera’ a brevissimo. Il procedimento era a porte chiuse, comunque questo e’ il secondo grado e si e’ riesaminata tutta la vicenda”. Sono state infatti accolte nuove istanze di testimoni, tra cui un consulente e anche la sorella dell’ex campione del mondo, questo anche il motivo della lunghezza del processo e allo stesso tempo della volonta’ di svolgerlo a porte chiuse pretesa dalla difesa dopo la richiesta di Laviani.[irp]