Figura centrale della Fisica del Novecento, Enrico Fermi con le sue teorie e le sue scoperte ha aperto la strada ai più importanti traguardi della ricerca scientifica, dai calcolatori elettronici agli acceleratori di particelle. Un’eredità la cui ampiezza si ritrova nel gergo dei fisici: fermioni, statistica di Fermi, coordinate di Fermi, sfera di Fermi sono solo alcuni esempi. Una figura che l’Accademia nazionale dei Lincei e l’Università di Roma Tre hanno voluto ricordare con la Lectio Magistralis “Enrico Fermi a ottanta anni dal Nobel” del prof. Luciano Maiani, fisico di fama internazionale, docente di Fisica Teorica alla Sapienza di Roma, già direttore del Cern di Ginevra. Un ritratto non solo scientifico, come sottolinea il Rettore del più giovane ateneo della capitale Luca Pietromarchi: “Siamo felicissimi come Roma Tre di accogliere una lezione con il prof. Maiani dedicata a Enrico Fermi soprattutto con la prospettiva di attirare studenti da tutti i Dipartimenti, non solo da quello di matematica e Fisica affinché possano assistere a una lezione che non è solo di Fisica ma di scienze umane in senso lato. Dove si riesca a capire quale è stato il percorso intellettuale non solo scientifico di una delle più grandi menti italiane del secolo”.
Nella sua conferenza Maiani ha ripercorso la vita di Fermi e la sua attività di ricerca con il gruppo dei “Ragazzi di Via Panisperna”, che portò poi al Nobel assegnato nel 1938, anno in cui in Italia vennero promulgate le leggi razziali che spinsero Fermi, e anche altri fisici, a trasferirsi negli Stati Uniti. Quindi l’era nucleare, con le scoperte che hanno aperto la strada alla fissione, per concludersi con l’eredità, quel filo diretto da Fermi ai quark. Una figura centrale, come sottolinea Luciano Maiani: “Fermi è stato un grande scienziato, ha cambiato il nostro modo di fare ricerca e ha cambiato anche il mondo perché la scoperta dell’energia nucleare, la possibilità di controllarla e impiegarla per la nostra società è certamente una svolta che resterà segnata nel tempo. Quindi il ricordo di questo Premio Nobel è importante anche per ricordare ai giovani l’importanza della ricerca, la bellezza della ricerca e che la conoscenza è la base della nostra società”.