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Di Maio difende “super squadra”, ancora mistero su dati parlamentarie

A due giorni dopo la trasferta a Londra per incontrare investitori internazionali e accreditare ancora di piu’ M5s, Luigi Di Maio torna a smentire ipotesi di larghe intese – “mai detto, e’ stata una traduzione forzata” ha sostenuto – e difende i candidati 5 stelle di quella che definisce una “super squadra altro che riciclati”. Perche’ – questa e’ la sua tesi – anche se alcuni hanno militato in altre forze politiche, Pd o Forza Italia, non importa: “si parla di uno che e’ stato candidato 10 anni fa nel centrodestra, una che 8 anni fa e’ stata coordinatrice locale Pd, un altro che ha collaborato con il comitato di De Caro sindaco, e per questo non possono avere piu’ una possibilita’ di impegnarsi in politica? Quante persone hanno scelto i 5 Stelle dopo aver conosciuto i partiti? Queste persone – ha sottolineato il candidato premier M5s – non si candidano col paracadute, ma nei collegi, mettendoci la faccia”. Ma detto questo, come si legge nel Regolamento per la selezione dei candidati del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 nei collegi plurinominali e uninominali, all’articolo 6 (Requisiti per l’autocandidatura) si legge tra l’altro che il candidato “non dovra’ aver mai partecipato a elezioni di qualsiasi livello, ne’ aver svolto un mandato elettorale o ricoperto ruoli di amministratore e/o componente di giunta o governo, con forze politiche diverse dal Movimento 5 Stelle a far data dal 4 ottobre 2009”.[irp]

Altro punto dolente, i dati sulle parlamentarie. Ancora, nonostante gli annunci, tutto tace. I numeri o almeno le percentuali, secondo quanto annunciato dallo stesso Di Maio, dovevano essere pubblicate gia’ due giorni fa. Ma, ad oggi, sul blog non vi e’ traccia e, a domanda, nessuno dallo staff sa dare una risposta. Tutto questo mentre il quotidiano ‘Il Foglio’ pubblica carte inedite del Garante della privacy che dimostrerebbero che il voto sulla piattaforma Rousseau non e’ segreto e puo’ essere tracciato; e che, si legge ancora sul ‘Foglio’, la democrazia di M5s sarebbe governata dall’Associazione Rousseau di cui Casaleggio e’ presidente, tesoriere e amministratore unico. Su questo attacca il Pd con Michele Anzaldi in un intervento sull’Huffington Post: “Casaleggio jr. ha mentito? E’ quanto emerge dall’inchiesta del ‘Foglio’ su Rousseau. Il 2 gennaio, quando e’ venuta fuori l’inchiesta del Garante della Privacy sull’opaca fondazione che sta in cima alla piramide M5s, Casaleggio ha dichiarato che la sua societa’ non c’entrava nulla con Rousseau. Oggi invece si scopre che e’ proprio quella societa’ a gestire la piattaforma. Ad ammetterlo sono stati gli stessi avvocati di Casaleggio, nella testimonianza fornita il 29 novembre 2017 al Garante della Privacy”. “Insomma, un mese fa Casaleggio – prosegue Anzaldi – minacciava querele, oggi si scopre che gli unici a dover rispondere di eventuali comportamenti illeciti nella gestione del mistero Rousseau sono solo lui e la sua societa’. L’inchiesta del ‘Foglio’ sta svelando i contorni di cio’ che sta dietro il Movimento 5 stelle.[irp]

Privacy violata, trasparenza azzerata, legalita’ ignorata, ma soprattutto emerge una verita’ inquietante: grazie al Movimento 5 stelle Davide Casaleggio ha trovato un dorato posto di lavoro, potra’ arricchirsi e gestire milioni di euro di soldi pubblici che derivano dagli stipendi dei futuri parlamentari del Movimento 5 stelle. I cosiddetti candidati ‘esterni’ del Movimento 5 stelle, giornalisti come Emilio Carelli, Dino Giarrusso, Gianluigi Paragone, non hanno nulla da dire? Come fanno ad accettare che il Movimento 5 stelle sia un ‘esperimento’ gestito dalla Fondazione Rousseau, di cui e’ presidente, amministratore e tesoriere a vita lo stesso Casaleggio jr?. Ogni parlamentare M5s, infatti – ricorda il deputato dem – sara’ obbligato a dare 300 euro al mese alla creatura di Casaleggio, che quindi in cinque anni incassera’ circa 4 milioni di euro. A cosa servono tutti questi soldi? Oggi salta fuori che sono gli stessi avvocati della Casaleggio Associati ad aver ammesso, di fronte all’indagine del Garante della Privacy, che i voti espressi attraverso la piattaforma Rousseau possono essere tracciati. Siamo al voto firmato. E questa sarebbe la democrazia diretta? Si’, diretta da Casaleggio. Siamo al conflitto di interessi all’ennesima potenza. Forse e’ questo il motivo che sta dietro all’addio di Grillo al suo partito? A gestire il Movimento 5 stelle sono due persone, Casaleggio e il suo collaboratore e unico dipendente della Fondazione Rousseau, Pietro Dettori, due persone di cui non si sa nulla”. [irp]

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redazione