Di Maio sbotta: chi rema contro M5s è fuori. Fari puntati su Senato
Malpancisti: “Non può piu’ essere l’uomo solo al comando. Deve aprire ad una gestione collegiale”
Circa quindici senatori continuano a lavorare alla modifica dello statuto in cui a Di Maio si chiede, tra l’altro, di scegliere tra il ruolo di capo politico e quello di ministro. Il documento – riferisce una fonte parlamentare – potrebbe essere pronto la prossima settimana. Oggi in tantissimi tra deputati e senatori si sono schierati al fianco del responsabile della Farnesina, ma i fari restano puntati su palazzo Madama, dove alcuni malpancisti – in primis Grassi – potrebbero seguire la Fattori ed uscire dal gruppo. In realta’ il gruppo dei cosiddetti ‘critici’ non intende sostituire la figura del capo politico con un altro leader. “Ma – spiega una fonte pentastellata – non puo’ piu’ essere l’uomo solo al comando. Deve aprire ad una gestione collegiale. D’ora in poi non accetteremo qualsiasi cosa ad occhi chiusi”. Il ‘refrain’ da parte di alcuni malpancisti e’ sempre lo stesso: occorre ritornare al Movimento delle origini, non deragliare sulle battaglie storiche.
“L’ego umano lo conosciamo, e quando il Movimento e’ nato sapevamo bene che sarebbe potuto succedere che qualcuno di noi pensasse piu’ ai suoi interessi che a quelli del Paese. Era una cosa prevedibile, nessuno si stupisce. Bene, chi di fronte alle vittime di Venezia e al dramma dell’Ilva preferisce guardarsi gli affari suoi, conosce la strada. Il Movimento non lo piangera’”, la linea tracciata da Di Maio, “cosi’ si destabilizza solo la maggioranza e il governo”. Ma la tensione interna al Movimento ora e’ soprattutto legata al caso ‘Ex Ilva’, anche se il mandato al ministro Patuanelli per gestire la vicenda e’ stato pressoche’ unanime. Al Senato sono arrivati solo alcuni distinguo (in cinque hanno detto no ad alcuni punti emersi durante l’assemblea), alla Camera ieri soprattutto i tarantini – spiegano fonti parlamentari M5s – hanno ribadito le proprie posizioni intransigenti sulla eventualita’ di introdurre – qualora fosse necessario – una tutela legale per uscire dall’impasse con Arcelor Mittal.
Tuttavia il gigante franco indiano ha avviato lo stop di tutti gli altiforni e lo stesso Patuanelli ieri sera ai deputati ha spiegato che da tempo l’azienda si e’ mossa sulla linea del disimpegno. I ‘dialoganti’ del Movimento su un possibile scudo penale tirano le somme: “Prima in tanti volevano la chiusura dell’ex Ilva. Ora si parla di gradualita’, di progressivita’, di cercare le condizioni adatte per risolvere ogni nodo”. Qualcun altro ricomincia a parlare di nazionalizzazione, ma un ‘piano B’ non sembra ancora all’orizzonte. Domani intanto Patuanelli (che ha negato attriti con Di Maio) vedra’ Arcelo Mittal e i sindacati.