Un “momento di felicità”, così Malala Yousafzai, eroina dei diritti umani poco più che adolescente, immagina che sarà la giornata di mercoledì 10 dicembre quando, a Oslo, le verrà finalmente consegnato il Premio Nobel per la Pace, assegnatole a ottobre. La giovane pachistana è già in viaggio per la Norvegia dopo gli ultimi esami e le lezioni in classe con i suoi compagni, alle quali non ha voluto mancare, pure alla vigilia di una data così importante. Malala, che ha invitato a far parte della sua delegazione anche quattro ragazze e una giovane donna che hanno combattuto per il diritto all’educazione femminile in Siria, Nigeria e Pakistan, ha fatto sapere che nel suo discorso di ringraziamento ribadirà che a nessun bambino deve essere negato il diritto all’istruzione. Fu proprio questo a scatenare contro di lei l’ira dei talebani che, nel 2012, nel giorno del suo 15esimo compleanno, le spararono in testa davanti alla sua scuola nella valle di Swat perché si batteva per l’istruzione delle bambine. Nel 2013 la giovane fu protagonista di un memorabile discorso all’Onu che riuscì a commuovere i grandi della Terra. “I talebani non mi hanno zittita ma rafforzato”, disse, invitando i politici a fare di più per garantire a tutti, soprattutto a donne e bambini, il diritto all’istruzione scolastica. “Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo – furono le sue parole – L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione prima di tutto”. Malala oggi ha 17 anni ed è la persona più giovane ad aver mai vinto il premio Nobel. (Immagini Afp)