Mancato accordo, al Consiglio Ecofin a Lussemburgo, sulla direttiva europea sull’aliquota minima al 15% per l’imposizione fiscale delle multinazionali, che recepisce nel diritto Ue il cosiddetto “secondo pilastro” dello storico accordo Ocse sulla tassazione globale delle imprese, e che ha bisogno del consenso unanime dei Ventisette. La Polonia ha mantenuto le sue riserve, nonostante il notevole sforzo, da parte della presidenza semestrale francese del Consiglio Ue e della Commissione europea, per rispondere a Varsavia e per risolvere i problemi tecnici che avevano sollevato anche altri paesi. Non si è espressa contro l’accordo invece, l’Ungheria, probabilmente sentendosi “coperta” da Varsavia. Entrambi i paesi hanno in realtà un interesse politico a far pesare la propria minaccia di veto, per fare pressione in un altro campo, quello delle accuse Ue alla violazione dello stato di diritto. In quest’area, la Commissione continua a bloccare i Pnrr del Recovery Fund di Varsavia e di Budapest, rispettivamente per la mancata riforma del sistema giudiziario e del sistema anti- corruzione, e l’Esecutivo comunitario proprio in queste ore ha attivato contro l’Ungheria il meccanismo sulla condizionalità dello stato di diritto, che può bloccare il pagamento dei fondi Ue in caso di accertamento dell’infrazione.
A parte l’Ungheria che non si è espressa, e la Polonia, che ha mantenuto la sua posizione contraria, durante il dibattito pubblico dell’Ecofin, uno per uno, hanno tolto le riserve alla direttiva sulla tassazione minima delle imprese tutti i paesi che le avevano espresse in precedenza: Estonia, Svezia, Malta, e Lituania hanno ringraziato la presidenza di turno francese per lo sforzo di mediazione e per la soluzione di tutti i “problemi tecnici” che avevano indicato, e si sono dette soddisfatte del risultato. In particolare, la data per la trasposizione della direttiva nel diritto nazionale degli Stati membri è stata ritardata, dalla fine del 2022 alla fine del 2023, e sono state introdotte una serie di condizioni più flessibili per l’attuazione delle norme, come una deroga temporanea per i piccoli paesi con scarsa presenza di multinazionali. La Polonia chiede sostanzialmente di applicare le norme sulla tassazione minima del “secondo pilastro” dell’accordo Ocse non in anticipo, ma in parallelo e contemporaneamente a quelle del “primo pilastro”, che riguardano le condizioni per decidere la giurisdizione competente per l’imposizione delle multinazionali e la possibilità di tassare anche le imprese digitali. Per rispondere questa obiezione, la presidenza francese ha proposto una dichiarazione, allegata alla direttiva, che richiamerebbe la necessità di attuare al più presto nell’Ue le norme del “primo pilastro”, ma dopo che sarà stata approvata la convenzione multilaterale pertinente, che ne costituisce una precondizione.
Nel suo intervento il ministro italiano dell’Economia, Daniele Franco, ha tenuto a ringraziate la presidenza francese e la Commissione “per il lavoro straordinario svolto su questa proposta e per gli sforzi profusi per arrivare a una soluzione sui punti in sospeso. Appoggiamo il testo di compromesso presentato dalla presidenza, e speriamo che la riserva della Romania – ha detto Franco con una svista, riferendosi invece evidentemente all’opposizione dell’Ungheria – sia sciolta e si possa arrivare a un accordo”. “E’ d’importanza cruciale – ha continuato il ministro italiano – che l’Unione europea dimostri la sua capacità di rispettare l’impegno assunto a livello internazionale. Possiamo accettare la deroga temporanea dall’applicazione obbligatoria della direttiva per gli Stati membri che hanno poche grandi imprese multinazionali”. “Sul collegamento fra la direttiva e il ‘primo pilastro’ – ha aggiunto Franco – noi appoggiamo la proposta di dichiarazione del Consiglio che sottolinea l’impegno a finalizzare i lavori dell’Ocse sulla base della tempistica concordata in ottobre, e che prevede la possibilità di riesaminare la situazione sul primo pilastro nel contesto dei lavori in corso a livello internazionale”.
“Il collegamento politico fra i due pilastri deve essere mantenuto – ha precisato il ministro – continuando ad impegnarsi a livello internazionale nei lavori di attuazione del primo pilastro, attraverso una convenzione multilaterale”. “Questo accordo – ha sottolineato ancora Franco – è un successo importante a livello mondiale; era praticamente impensabile alcuni anni fa, e se pensiamo al lavoro svolto a livello del G20 e dell’Ocse, tutti i paesi hanno accettato alcuni aspetti che a loro non andavano tanto a genio. Ma questo – ha concluso il ministro italiano con un implicito richiamo alla collega polacca – è l’unico modo di fare progressi insieme, e non dobbiamo sprecare questo lavoro”. Sempre durante il dibattito pubblico, la ministra polacca delle Finanze, Magdalena Rzeczkowska, ha spiegato le ragioni dell’opposizione del suo paese: “Manteniamo la nostra posizione secondo cui entrambi i pilastri devono essere considerati come un pacchetto. Il nostro obiettivo deve essere quello di introdurre appieno i due pilastri per sostenere le sfide fiscali che nascono dalla digitalizzazione dell’economia; noi non sosteniamo la separazione dei due pilastri nell’ambito dell’Unione europea”. “Il primo e il secondo pilastro – ha continuato la ministra polacca – sono elementi di un’unica riforma delle norme fiscali internazionali. La nostra percezione è che è stato raggiunto un accordo sulla tassazione dell’economia digitale appunto combinando questa soluzione con una tassazione minima a livello globale”.
“La Polonia – ha detto ancora Rzeczkowska – vuole introdurre un regime globale equo per impedire l’evasione e l’elusione fiscale, e rimane immutata questa sua dedizione; noi siamo impegnati e conseguire questo obiettivo come parte della soluzione Ocse. Ma pensiamo che dovremmo ricordare l’inadeguatezza dell’imposizione di ulteriori oneri per le imprese, nell’ambito del secondo pilastro, mentre i grandi giganti del digitale non vengono tassati nell’ambito del primo pilastro. Dobbiamo anche pensare ai possibili rischi rispetto al fatto che l’entrata in vigore del primo pilastro non è garantita”. “E’ fondamentale per la Polonia – ha insistito la ministra – sostenere la direttiva europea con la garanzia che il primo pilastro dell’accordo Ocse entrerà in vigore. Noi in nessun modo vogliamo mettere a repentaglio il progetto Ocse, il nostro scopo di garantire che i due pilastri siano introdotti insieme ed entrino in vigore insieme. Siamo fiduciosi che il collegamento di due pilastri in modo vincolante sia fattibile e siamo pronti a discutere ulteriormente per poter ottenere le garanzie del caso”.
“Devo dire – ha risposto Le Maire, cortese ma visibilmente irritato – che non capisco la posizione polacca; e mi dispiace, dopo cinque anni di lavoro, quando abbiamo risolto tutte le difficoltà tecniche e abbiamo 26 paesi membri che ormai sostengono questa tassazione minima, che è un progresso importante a livello di giustizia fiscale di semplicità fiscale, e che pone l’Europa all’avanguardia sugli altri continenti Per quanto riguarda la tassazione minima. La Polonia – ha ricordato il presidente di turno dell’Ecofin – vuole lottare contro l’ottimizzazione e l’evasione fiscale, ma questo è il modo migliore per farlo. Voi dite che ci vuole un collegamento tra il primo e secondo pilastro: su richiesta polacca noi abbiamo aggiunto una dichiarazione che stabilisce il nesso fra questi due pilastri; quindi ribadisco la mia domanda: quali sono – ha chiesto Le Maire a Rzeczkowska – i motivi per cui la Polonia è contraria a un consenso di tutti i paesi membri su quello che rappresenta un progresso significativo in materia di giustizia e di efficacia fiscale a livello internazionale? La Polonia conferma la sua posizione?”. “Come ho già detto, la Polonia – ha risposto la ministra – non può appoggiare la direttiva in questi termini. Siamo favorevoli ad entrambe le soluzioni, primo e secondo pilastro. Questo era chiaro fin dall’inizio, è della massima importanza introdurre questa modifica del sistema fiscale, però deve avvenire per i due pilastri contemporaneamente. E questo progetto di dichiarazione” che la presidenza francese propone di allegare alla direttiva “non è una soluzione giuridicamente vincolante per garantire che entrambi i pilastri entrino in vigore nello stesso tempo. Introdurre solo il secondo pilastro, senza nessuna garanzia per l’entrata in vigore del primo pilastro allo stesso tempo, non può avere il nostro assenso”, ha concluso Rzeczkowska.
Le Maire non ha potuto, a questo punto, che esprimere il suo “rammarico per questa posizione”, e ribadire di non essere “affatto convinto delle argomentazioni addotte dalla Polonia”, dopo che “le sue critiche erano state prese in considerazione, e tutti gli Stati hanno fatto uno sforzo, come ha ricordato prima Daniele Franco, per andare verso il consenso”. Questa direttiva, ha insistito il ministro francese “rappresenta un progresso fondamentale in materia di fiscalità internazionale e mi rammarico che la Polonia non lo capisca e che adduca argomentazioni che non mi sembrano convincenti”. Durante la conferenza stampa al termine del Consiglio, il presidente di turno dell’Ecofin ha ricordato quella dell’imposizione minima delle società al 15% è “una battaglia che portiamo avanti da cinque anni” con “un alto numero di Stati membri”, e che alla fine è stata sostenuta “da tutti i paesi europei senza eccezione” perché tutti gli stati membri dell’UE senza eccezione hanno espresso il loro sostegno in sede Ocse”. A una giornalista che chiedeva quali pensa che siano le vere ragioni dell’opposizione polacca, e se davvero speri di riuscire a superarla entro la fine della presidenza semestrale francese, a fine giugno, Le Maire ha replicato: “Non sono un interprete delle posizioni degli Stati membri, la filologia non è la mia vocazione, ma ci tengo a dire che noi abbiamo risposto alle preoccupazioni della Polonia sul legame fra il pilastro 1 e Pilastro 2. Ci sono dei misteri – ha osservato – che devono essere chiariti a Varsavia piuttosto che presso la presidenza francese dell’Ecofin qui a Lussemburgo. Per il resto la nostra determinazione a ottenere un accordo su questo progetto di direttiva è totale, e ricordo siamo riusciti a togliere le riserve di tutti gli altri Stati membri che avevano espresso delle riserve”.
“Guardiamo da dove veniamo, ricordiamoci – ha continuato Le Maire rivolto ai giornalisti – le discussioni appassionate, ma sempre amichevoli, che abbiamo avuto con Pascal Donhoe (il ministro irlandese e presidente dell’Eurogruppo, ndr) sulla tassazione minima. Immaginatevi lo sforzo che per l’Irlanda rappresenta, nel nome del progresso europeo, questa volontà di avere un sistema di tassazione più efficace è più giusto. L’Irlanda ha accettato di rivedere quello che era il cuore della propria fiscalità nazionale, e saluto il lavoro che è stato fatto da Pascal, con l’accettazione finale del principio di tassazione minima”, che solo 3-4 anni prima sembrava impossibile “perché era tutto il modello economico irlandese che poteva essere rimesso in causa”. “L’Irlanda dice sì, è giusto, è efficace, bisogna farlo e farlo bene; e penso che coloro che manifestano ancora delle reticenze dovrebbero trarre ispirazione dallo spirito irlandese” ha concluso Le Maire. “La Polonia – ha detto infine il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis – blocca ancora questo accordo, ma speriamo che questo lavoro continui e che saremo in grado di raggiungere un consenso al prossimo Ecofin”, il 24 maggio.