Cronaca

Mancino alla Corte: “Contro di me calunnie, ma teorema doveva rimanere in piedi…” Anche D’Alema sarà chiamato come teste

“Contro di me calunnie e millanterie. Le ho denunciate, ma non e’ seguito alcun accertamento, ne’ si e’ proceduto ad alcuna verifica. Il teorema doveva rimanere in piedi…”. E’ lo sfogo dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, rendendo dichiarazioni spontanee al processo Stato-mafia, in corso a Palermo, rivolgendosi al presidente della Corte d’assise Alfredo Montalto. “Calunnie a mio danno e millantato credito” anche a opera di Massimo Ciancimino “e lo dissi piu’ volte. Del resto sull’attendibilita’ di questo figlio di don Vito si sono espresse piu’ procure, da Catania e Firenze; e l’ex procuratore Messineo dichiaro’ che l’attendibilita’ di Ciancimino e’ molto bassa”. Mancino ha concluso il suo intervento proclamando “la sua assoluta estraneita’ ai fatti”.

QUIRINALE “Di mezze verita’ e di bugie e’ ricco anche questo processo”, aveva incalzato Mancino, “si tenga conto che Riina ha sempre parlato male di me. Ho chiesto un coordinamento delle indagini tra le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze perche’ fra di esse ci sono state e ci sono tuttora discordanze. C’e’ anche chi ha dichiarato che il coordinamento tra le tra procure si fosse realizzato ma io continuo a ritenere che non e’ proprio cosi’… Intanto devo far presente all’onorevole Corte che, malgrado i miei esposti nessuna indagine e’ stata aperta per accertare se a mio danno ci sia stata millanteria, diffamazione e calunnia. Il teorema doveva rimanere in piedi”. Mancino ha anche fatto riferimento alle sue conversazioni con Loris D’Ambrosio, il consigliere del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Ignaro di essere intercettato ho sempre detto al dottore D’Ambrosio che ne’ Scalfaro, ne’ Parisi mi hanno mai parlato di ammorbidimento del regime. Bastano – ha detto – onorevole presidente e signori giudici i miei continui richiami al mantenimento del carcere duro?”.

CIANCIMINO-MARTELLI Mancino ne ha anche per Massimo Ciancimino: “Mi limito a osservare che nei suoi confronti inviai alla Procura di Palermo una denuncia querela per il reato di calunnia e falsa testimonianza. Silenzio dagli uffici!”. Mancino ha anche ribadito che, riguardo all’inattendibilita’ di Massimo Ciancimino, “lo stesso procuratore di Palermo, Messineo, il 19 marzo 2012, dice: “L’attendibilita’ di Massimo Ciancimino viene ritenuta di livello molto basso. Non e’ persona credibile a causa delle sue plurime dichiarazioni, delle sue incertezze, delle vere e proprie falsificazioni”. Il legale di Massimo Ciancimino, Roberto D’Agostino, ha chiesto alla Corte che l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema e Luigi Bisignani, siano testi al processo. In merito, la Corte d’assise ha stabilito che Bisignani verra’ sentito il prossimo 24 febbraio. Ancora da definire la data per Massimo D’Alema.

D’ALEMA Entrambi dovranno riferire in merito ad una intercettazione – nell’ambito dell’indagine sulla P3 – in cui Bisignani avrebbe manifestato l’esigenza di far mettere all’ordine del giorno delle riunioni del Copasir le dichiarazioni di Massimo Ciancimino sull’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. Il Copasir allora guidato da Massimo D’Alema. Il prossimo 17 febbraio, al processo Ciancimino jr., teste-imputato detenuto, oggi presente, dovrebbe rendere dichiarazioni spontanee. L’ex ministro si e’ rivolto anche alla Corte d’assise per “rispondere” all’ex ministro Claudio Martelli e alle “sue dichiarazioni a rate”. Su un punto l’ex titolare del Viminale e’ chiaro, e’ cioe’ che non gli parlo’ di Vito Ciancimino e del suo dialogo con i carabinieri: “Martelli, il giorno della mia visita di cortesia (il 4 luglio 1992 in via Arenula, ndr) non mi parlo’ dei comportamenti del Ros. Del resto, perche’ parlarne a me se lui poteva rivolgersi direttamente al comandante generale dei carabinieri o al procuratore della Repubblica competente?. Desidero confermare che la notizia del comportamento non autorizzato del Ros non mi fu data dall’onorevole Martelli”.

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