Quella che andrà oggi all’esame del Consiglio dei Ministri sarà una prima versione del Piano strutturale di bilancio (Psb), il documento previsto nella nuova governance europea che definisce la cornice entro cui posizionare la manovra per il 2025.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, illustrerà il Psb nelle sue linee generali, gli obiettivi, l’andamento della spesa e le tendenze degli aggregati macroeconomici, rinviando la versione definitiva a dopo il 23 settembre, giorno in cui l’Istat ha previsto la revisione dei conti nazionali del periodo 1995-2023. Una revisione che porterà ad un quadro di finanza pubblica più solido e più favorevole con l’annunciato rialzo del Pil (in termini di volume tra lo 0,9% e l’1,2%) e i conseguenti effetti positivi in termini di rapporto con il debito e con il deficit. Poi il documento sarà trasmesso in Parlamento nella sua versione definitiva dopo un probabile nuovo passaggio in Consiglio dei Ministri.
Con la revisione è possibile che si aprano ‘spazi’ per la prossima manovra, risorse aggiuntive che, seppure limitate, agevolerebbero i tecnici dell’Economia nell’arduo compito di reperire le coperture per gli interventi. I titoli dei capitoli sono scritti, ma i contenuti specifici ancora in alto mare. D’altra parte, per la definizione della legge di bilancio e l’invio del Documento programmatico di bilancio (Dpb) a Bruxelles c’è tempo fino al 15 ottobre. Le cifre sono ancora ballerine. Per la proroga del taglio del cuneo fiscale ai redditi fino a 35.000 euro sono necessari 10,7 miliardi e per la proroga dell’irpef a tre aliquote ne servono ulteriori quattro. Se, come è intenzione del governo, la seconda aliquota viene ridotta dal 35% al 33% servono altri 2,2 miliardi.
Nell’elenco dei possibili interventi anche quelli delle cosiddette politiche invariate, che comprendono gli incentivi agli investimenti nella Zes unica, la detassazione del welfare e dei premi aziendali, il rifinanziamento della card per gli indigenti, il bonus mamme con due figli, la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, l’operazione strade sicure. Si tratta di misure in vigore nel 2024 che se non rifinanziate decadrebbero il prossimo anno. Ulteriori risorse poi sono necessarie per le missioni internazionali e per il rinnovo dei contratti pubblici. Per dare un segnale a sostegno delle famiglie e della natalità, il governo ha allo studio due possibili strade: il rafforzamento dell’assegno unico e l’aumento delle detrazioni per le spese legato al numero dei figli.
Con il Psb l’Italia, sotto procedura di infrazione per deficit eccessivo, chiederà alla Commissione europea di accordare un periodo di rientro di sette anni anziché di quattro, ma per questo è fondamentale presentare riforme che rendano sostenibile il percorso. Si parlerà nel Psb della riforma della giustizia, del fisco nella logica della tax compliance, del potenziamento degli acquisti centralizzati, dalle famiglie e la natalità, della riforma e semplificazione della P.a., del governo della spesa. Intanto le polemiche politiche sono concentrate sul decreto cosiddetto ‘omnibus’, all’esame delle Commissioni bilancio e finanze del Senato. Fa discutere l’emendamento di maggioranza che prevede la possibilità per i contribuenti che aderiscono al concordato fiscale biennale, di avvalersi di condizioni favorevoli per sanare imposte non versate (e non ancora accertate dall’Agenzia delle Entrate) negli anni precedenti, a partire dal 2018. Pd e M5s gridano contro “l’ennesimo condono”.
Il capogruppo dem a Palazzo Madama, Francesco Boccia, sostiene che “mentre sulla manovra non sanno che pesci prendere e litigano tra di loro sugli extraprofitti o sulle detrazioni per i figli, senza avere uno straccio di idea per la crescita del Paese, nella maggioranza pensano bene di raschiare ulteriormente il barile e si inventano l`ennesimo condono”. Con un altro emendamento presentato da Forza Italia, (firmato da Dario Damiani), si proroga il regime fiscale agevolato per i soggetti, compresi i calciatori, che trasferiscono la residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2027″. L’agevolazione fiscale consiste nell’esenzione dall’Irpef del 50% dei redditi fino a 600.000 euro. Per i redditi superiori, oltre la quota di 600.000 euro, si torna all’aliquota ordinaria.