Alla fine il caffè, quello vero, non lo hanno bevuto tutti, ma l’incontro al Viminale tra il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, con 15 associazioni rappresentanti il mondo delle imprese (da Confindustria alle Pmi) ha fatto partire il via al dialogo tra il governo e le parti sociali sulla manovra. Oggi l’esecutivo giallo-verde ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati e martedì le imprese vedranno l’altro vicepremier nonché capo politico M5S Luigi Di Maio. Ieri, dopo l’incontro al Viminale, Salvini ha tenuto a sottolineare che sono state “due ore positive” quelle con gli imprenditori e le associazioni di categoria, un “incontro concreto, proficuo” che dà il via ad un “percorso comune che parte dal lavoro, stop burocrazia, sviluppo infrastrutture per rilancio dell’economia e del paese”.[irp]
Al Viminale, Salvini e Giorgetti, secondo quanto riferito dai partecipanti, hanno “preso appunti”, non si sono sbilanciati troppo sulla trattativa con Bruxelles (che per le imprese ha un peso rilevante) limitandosi a ribadire che l’Italia potrà compiere dei passi verso le richieste Ue se l’Europa farà altrettanto, e confermando la “convergenza” della posizione della Lega sulle infrastrutture a cominciare dal sì al Tav. Le associazioni sono sembrate soddisfatte per l’attenzione ricevuta, ma ora aspettano i “fatti” e soprattutto attendono di confrontarsi con Di Maio martedì per intuire quali saranno i punti di caduta a livello di sintesi tra le due anime dell’esecutivo e non ultimo per capire quali richieste troveranno ascolto in emendamenti alla manovra su cui i veri giochi si apriranno e chiuderanno nel passaggio in Senato dalla prossima settimana. Così Vincenzo Boccia, dopo aver fatto notare in occasione dell’evento di Torino di lunedì scorso che la pazienza era “al limite”, ha ringraziato il ministro Salvini di aver riaperto le danze del confronto e, in vista del secondo giro di martedì prossimo con Di Maio, ha sottolineato come “in 48 ore abbiamo avuto due convocazioni ed era da sei mesi che non ci convocavano”.
Inoltre, ha proseguito, “il fatto che il governo cominci ad ascoltare le ragioni dello sviluppo e della crescita significa che c’è una consapevolezza” sul rischio di “possibile recessione dell’economia” e sulla necessità di raddrizzare la rotta. “Se la crescita non dovesse esserci – ha chiosato – il governo dovrebbe correggere la manovra in corsa, allora sarebbe opportuno pensarci un attimo prima”. Al tavolo di Salvini si sono seduti Confindustria, Agci (associazione generale delle cooperative italiane), Ance, Casartigiani, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confimi industria, filiera Italia e Legacoop. Confartigianato ha riconosciuto al vicepremier di comprendere le “preoccupazioni” e di voler affrontare i problemi delle piccole imprese, “dal peso del fisco e della burocrazia ai ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione fino alla necessità di investire in infrastrutture materiali e immateriali”. Tutti temi che verranno ribaditi durante la manifestazione ‘Quelli del sì’ che Confartigianato ha organizzato il 13 dicembre a Milano.[irp]
Per la Cna l’incontro è stato “utile” e “sul tema delle infrastrutture c’è una disponibilità da parte del ministro a non bloccarle, Tav compresa” e in vista del secondo giro con Di Maio non “preoccupa la differenza di vedute” perché “anche da parte di Di Maio sembra esserci “ora l’intenzione di aprire il tavolo di confronto con la stessa forza che c’è stata questa mattina e crediamo che il buon senso possa prevalere”. “Sulle grandi opere Salvini ci ha ascoltato e la posizione della Lega è nota, poi – ha sostenuto Confagricoltura con pragmatismo – ascolteremo la posizione definitiva del governo”. “Le politiche sociali si risolvono con il lavoro e il lavoro lo dà l’impresa”, ha infine commentato Confapi che ha espresso soddisfazione sulla “compattezza dell’industria e delle imprese” con l’obiettivo comune di “tentare di spostare la manovra sull’economia reale rispetto all’assistenzialismo”. Richieste da ribadire al viceministro Di Maio, “ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico che oltre a rappresentare il 50% della componente governativa è il ministro che dovrebbe ascoltare proprio le istanze dell’economia reale”.