La manovra finanziaria italiana sarà sicuramente discussa oggi a Strasburgo dal “collegio” (ossia la riunione dei 28 commissari) della Commissione europea; ma, sebbene appaia molto probabile che l’Esecutivo comunitario chieda all’Italia di ripresentare il suo “Documento programmatico di bilancio”, non è sicuro che questo avvenga oggi stesso e non invece più tardi, entro la scadenza del 29 ottobre, ovvero due settimane dopo la sua presentazione, avvenuta nella notte fra il 15 e il 16 ottobre.
Lo hanno sottolineato fonti comunitarie a Bruxelles, ricordando che la Commissione non è affatto obbligata a prendere le sue decisioni formali in un giorno della riunione del Collegio, ma può far adottare i suoi atti per “procedura scritta”, o delegandone la responsabilità ai commissari competenti; che in questo caso sarebbero il vicepresidente per l’Euro, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici.
La Commissione, insomma, oggi potrebbe decidere di rompere ogni indugio, e adottare formalmente la sua opinione negativa, con la richiesta al governo italiano di ripresentare la manovra entro tre settimane. Sarebbe semplicemente la costatazione di una situazione di fatto: l’indisponibilità del governo italiano, almeno in questa fase, a negoziare qualunque cambiamento ai numeri della manovra, e dunque la decisione consapevole di violare in modo flagrante gli impegni presi in passato dall’Italia per il proseguimento del percorso di riduzione del deficit/Pil. Oppure, il Collegio potrebbe decidere di rimandare alla prossima settimana l’adozione del suo parere negativo, per procedura scritta o per delega a Moscovici e Dembrovskis.
Il parere negativo, motivato dalla “deviazione senza precedenti nella storia del Patto di Stabilità” già denunciata da Moscovici e Dombrovskis, verrebbe adottato per la prima volta dal 2013, ovvero da quando esistono le nuove regole del Patto riformato, quelle che hanno praticamente sostituito l’obiettivo di Maastricht del deficit/Pil al 3% con il più complesso percorso di riduzione del deficit strutturale e con l'”obiettivo di medio termine” del pareggio di bilancio.
Il parere negativo, comunque, non dovrebbe comportare né giudizi di merito sulle misure, né richieste di rimodularle o modificarle, ma dovrebbe limitarsi a giudicare i saldi di bilancio, e il non rispetto, da parte del governo italiano, degli obblighi derivanti dalle norme del Patto di Stabilità riformato e degli impegni presi in precedenza. Appare invece davvero improbabile che si verifichi la terza possibilità: quella che l’Esecutivo Ue rinunci alla richiesta all’Italia di ripresentare la manovra, e si limiti a emettere delle osservazioni critiche – o a riservare il giudizio su alcuni punti più controversi, in attesa di successive verifiche -, emettendo un parere positivo entro la fine di novembre, come avverrà per tutti gli altri Stati membri dell’Eurozona. askanews