Il reddito di cittadinanza e le nuove pensioni post Fornero inizieranno ad essere erogati in primavera, non prima di inizio aprile e quindi a ridosso delle elezioni europee. E’ la novità che arriva dal cantiere della manovra in fase di definizione. Il capogruppo del M5S in Senato, Stefano Patuanelli, ha anticipato che oltre al reddito di cittadinanza anche l’intervento sulle pensioni subirà uno slittamento rispetto alle iniziali ipotesi.
“Ritengo che in primavera possano partire sia la riforma dela Fornero che il reddito di cttadinanza” ha detto. “Pensiamo che ci vorranno tre mesi per la questione dei centri per l’impiego, forse un mese in più. La nostra intenzione – ha concluso – è cercare di partire con il reddito di cittadinanze e quota 100 dopo il primo trimestre”. A confermare la novità è il ministro degli affari europei, Paolo Savona, in Aula alla Camera in sede di replica sulla Nadef. Le due misure entreranno a regime “con gradualità e io ringrazio la coalizione di cui faccio parte perché questa gradualità è stata accettata” per poter “conseguire una significativa riduzione del rapporto debito-Pil nel prossimo triennio”.
E a Boeri che ha lanciato l’allarme sul sistema previdenziale a rischio perché non basteranno “due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce”, Savona ostenta sicurezza e risponde che con il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero si creerà lavoro e che “le affermazioni del presidente dell’Inps sono al lordo di tutte le operazioni” che entreranno in manovra. “Per quanto mi risulta – è la chiosa – lo Stato dai pensionati incassa circa 50 miliardi che è una somma superiore a quella che lo Stato dà per consentire lo sbilancio, e si parla sempre di sbilancio ma i pensionati si autofinanziano”.
Per il reddito di cittadinanza l’avvio a primavera inoltrata era scontato, mentre sul fronte del superamento della Fornero, si è sempre parlato di operatività dal prossimo primo gennaio. La platea interessata è di circa 400mila lavoratori che avrebbero i requisiti per il pensionamento con quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione). Al momento il governo non rivela ulteriori dettagli ma Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, definisce “possibile” la reintroduzione delle finestre per l’uscita dal lavoro che partirebbe dunque dopo il primo trimestre. Di fatto la gradualità o lo slittamento non potranno che avere riflessi anche sulle grandezze economiche della manovra. Per reddito di cittadinanza e previdenza la nota di aggiornamento al Def indica un onere di 16 miliardi di euro per il 2019. L’avvio dopo il primo trimestre potrebbe significare una spesa ridotta di almeno 4 miliardi per l’anno prossimo.