Politica

Manovra, risposta Tria all’Europa ammette: “Non è in linea con le regole del Patto”

Sulla manovra il governo conferma il motto “indietro non si torna”, più volte ripetuto dai due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e la risposta del ministro dell’Economia Giovanni Tria, alla lettera di rilievi mossi dalla Commissione europea, conferma il livello di deficit su cui si è aperto il dissenso. Anzi, ammette esplicitamente di avere una impostazione “non in linea” con le regole del Patto Ue sui conti, con il disavanzo 2019 che salirà al 2,4 per cento del Pil e il saldo strutturale che sforerà di oltre un punto e mezzo, raggiungendo lì’1,7 per cento del Pil. Lo scenario di una bocciatura-non-bocciatura della manovra da parte dell’Ue, con una richiesta di ripresentare il progetto, appare più vicino.

Tuttavia il dialogo resta aperto. E a cercare delle aperture, con tutte le sfumature che caratterizzano il governo, si trovano quantomeno due propositi di rilievo, che potrebbero almeno prestarsi a una lettura “costruttiva” nel difficile dialogo con l’Ue. Così come nel rapporto non meno complesso con i mercati. Il primo elemento, e sotto diversi aspetti il più rilevante, è stato espresso dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quando ha puntualizzato che il 2,4 per cento di deficit-Pil previsto sul 2019 è “un tetto massimo” che “faremo di tutto per rispettare”.

Anche se si dovessero rendere necessarie “misure di contenimento della spesa adeguate” (apparentemente sembra preventivare, ove servisse, una manovra correttiva). “Lo voglio dire pubblicamente. Quel tetto assolutamente non lo supereremo”, ha detto chiaro e tondo Conte. E ha scelto di fare questa precisazione da una conferenza stampa all’Associazione stampa estera, una cornice che magari offriva più visibilità a livello internazionale e sui mercati. Un impegno che, a parole, sembra venire incontro agli scetticismi di diversi osservatori, che hanno più volte espresso il timore che in realtà il livello di deficit, se non altro perché basato su previsioni di crescita ritenute ottimistiche, andrà oltre il 2,4 per cento preventivato.

Poco dopo tuttavia, interpellato sullo stesso aspetto uscendo da Palazzo Chigi, il vicepremier Luigi Di Maio è stato meno esplicito. “Noi diciamo con molta trasparenza che adottiamo il 2,4% di deficit, con una regola che dice di non andare oltre il 3%”. E se la crescita non fosse quella attesa? Gli è stato chiesto. “La crescita ci sarà – ha replicato – in tutti i modelli econometrici non è visto di buon occhio dare più diritti agli italiani per favorire la domanda interna, ma noi ci crediamo”.

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