Nel pomeriggio di oggi, la nave portacontainer Gibraltar Eagle, di proprietà e gestione degli Stati Uniti, è stata colpita da un “proiettile non identificato” al largo della costa yemenita. L’operatore Eagle Bulk Shipping ha comunicato che la nave, trasportante prodotti siderurgici, ha riportato danni limitati a una stiva, ma è stabile e in procinto di lasciare l’area. Fortunatamente, non ci sono feriti tra l’equipaggio.
Secondo quanto dichiarato dal Centcom, l’attacco è stato effettuato intorno alle 16 ora locale di Sanaa da parte degli Houthi in Yemen, gruppo accusato di essere sostenuto dall’Iran. Un missile balistico antinave è stato lanciato da aree sotto il controllo degli Houthi, colpendo la Gibraltar Eagle. Tuttavia, le forze statunitensi hanno riportato di aver intercettato un altro missile balistico antinave due ore prima, lanciato verso le rotte commerciali del Mar Rosso meridionale, il quale è caduto nello Yemen senza causare danni o feriti. Uno dei leader degli Houthi Ali al-Qahoum ha detto, in un’intervista all’agenzia iraniana Irna, ripresa dal Times of Israel, che lo Yemen si trasformerà in un “cimitero” per le forze statunitensi.
La minaccia degli Houthi
“Diciamo agli americani che le vostre azioni contro lo Yemen saranno sconfitte e che vi affronteremo con tutta la nostra forza. Dopo questa aggressione, lo Yemen si trasformerà nel cimitero degli americani e questi lasceranno la regione umiliati”, ha dichiarato al-Qahoum. Di fronte a queste crescenti minacce, il Regno Unito ha affermato che “non esiterà” ad intraprendere nuove azioni contro gli Houthi per proteggere la sicurezza degli interessi britannici nel Mar Rosso. Il primo ministro Rishi Sunak ha definito gli attacchi “inaccettabili” e ha dichiarato che l’azione militare intrapresa la settimana scorsa è stata “l’ultima risorsa” per de-escalare le tensioni nella regione e ripristinare la stabilità. Prima degli attacchi statunitensi e britannici allo Yemen, erano soprattutto le navi portacontainer ad evitare il Mar Rosso, con il traffico di petroliere sostanzialmente invariato nel mese di dicembre.
Ma dopo l’avvertimento del Cmf, un numero crescente di petroliere sta evitando la regione, aumentando il rischio di interruzioni della fornitura di petrolio da est a ovest attraverso il Canale di Suez. Con le sei petroliere che hanno cambiato rotta oggi, un totale di almeno 15 navi ha allungato il percorso circumnavigando l’Africa ed evitato il Mar Rosso, come mostrano i dati di tracciamento di Lseg e Kpler, riferisce Times of Israel. La deviazione implica che la tratta
allunga il percorso fino a 3 settimane. I proprietari di navi cisterna, tra cui Torm, Hafnia e Stena Bulk, hanno affermato che eviteranno Bab el-Mandeb, mentre
Euronav ha ribadito la sua sospensione temporanea dei transiti attraverso il Mar Rosso.
Forniture gas a rischio
Il Qatar, intanto, ha sospeso l’invio di petroliere che trasportano gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb dopo che gli attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti contro obiettivi Houthi nello Yemen hanno sollevato rischi nella vitale via d’acqua. Lo sostiene Bloomberg. Almeno cinque navi Gnl gestite dal Qatar sono state fermate da venerdì, secondo i dati di tracciamento delle navi compilati da Bloomberg. Una pausa prolungata nelle forniture del secondo fornitore di Gnl in Europa aumenta i rischi proprio mentre il clima invernale attanaglia il continente.
Nel contesto di questa situazione critica, si è svolta una riunione a Palazzo Chigi tra la presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari Esteri e della Difesa. Il vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano hanno concordato le linee guida da proporre nelle prossime riunioni internazionali, con particolare attenzione al Consiglio Affari Europei del 22 gennaio, dove sarà discussa la formazione di una forza navale europea dedicata alla protezione delle navi mercantili nel Mar Rosso. Le tensioni nel Mar Rosso richiamano l’attenzione della comunità internazionale, evidenziando la necessità di strategie collaborative per affrontare le minacce alla sicurezza nella regione.