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Maradona, scontri fra polizia e tifosi alla camera ardente. E la polemica eredità già scatena la crisi familiare

Pianti e un dolore incontenibile a Buenos Aires fra le persone, migliaia, in fila per vedere la bara in cui riposa il corpo di Diego Maradona, il grande calciatore morto a 60 anni. Una dimostrazione di affetto incontenibile anche per la polizia che a un certo punto interviene per trattenere la folla che si accalca, dando vita a un momento di tensione fra agenti e tifosi.

Prosegue ininterrotto, così, dinanzi la Casa Rosada, residenza presidenziale argentina, l’afflusso di persone che vogliono rendere omaggio a Diego Armando Maradona dove è stata allestita la camera ardente. La bara chiusa di Maradona, alla quale i tifosi non si possono avvicinare direttamente, è avvolta in una bandiera nazionale albiceleste, sopra la quale sono state appoggiate una maglietta della seleccion argentina e una del Boca Juniors, la squadra della capitale con cui l’ex calciatore aveva giocato in gioventù e di cui era tifoso. Sulla facciata del palazzo è esposto un nastro nero a lutto e la tv trasmette in diretta le immagini. La salma di Diego Armando Maradona sarà inumata oggi nel cimitero ‘Jardin de Bella Vista’, dove in passato sono stati sepolti sua madre e suo padre (Dona Tota, morta nel 2011 e don Diego, deceduto nel 2015). Lo ha detto il portavoce Sebastian Bianchi. Creato negli anni ’80, si tratta di un cimitero privato a 35 chilometri da Buenos Aires.

L’AUTOPSIA

Insufficienza cardiaca acuta, con cardiomiopatia dilatativa. Sono questi intanto gli esiti dell’autopsia preliminare effettuata subito in serata sul corpo di Diego Armando Maradona, morto ieri attorno alle 12 nella sua residenza. Gli esami sono stati svolti all’ospedale di San Fernando, fuori dal quale stazionavano, come in tanti altri luoghi simbolo dell’Argentina, numerosi tifosi sotto choc. L’insufficienza, hanno potuto accertare i medici, e’ stata provocata da un “edema polmonare acuto”, secondo quanto scrive il ‘Clarin’. Diego Armando Maradona sarebbe stato “lasciato solo per 12 ore” dai sanitari che si sarebbero dovuti occupare di lui. E’ l’accusa frattanto lanciata dall’avvocato e cognato del campione argentino Matias Morla che posta un duro comunicato su Twitter chiedendo un’indagine approfondita sulla vicenda. “L’ambulanza è arrivata in ritardo di mezz’ora, un’idiozia criminale”, attacca ancora il legale che conclude. “Diego è stato un buon figlio, il miglior giocatore del mondo e una persona onesta”.

L’EREDITA’

L’eredità calcistica di Diego Armando Maradona, scomparso ieri all’età di sessant’anni, sarà difficile da raccogliere: altrettanto si porebbe dire di quella finanziaria, secondo quanto riporta la stampa argentina. La squadra degli eredi, in linea di principio, è composta dai cinque figli riconosciuti (alcuni solo dopo l’intervento della magistratura) Dalma, Giannina, Diego Jr., Dieguito Fernando y Jana, ai quali andrebero aggiunti tre nipoti; ma nel novembre del 2019 lo stesso Maradona pubblicò un video su Instagram in cui si impegnava a diseredare le figlie Dalma e Giannina (colpevoli di aver messo in dubbio il suo stato di salute) e a dare tutto in beneficenza. Un’iniziativa che provocò una vera e propria crisi familiare, anche perché l’eredità consta di beni e investimenti di grande valore, alcune in Argentina ed altre in diversi Paesi del mondo in cui el Pibe de Oro lavorò come tecnico o giocatore. Successivamente Maradona si riavvicinò alle figlie, ma comunque sia i discendenti diretti hanno diritto ad una legittima fissata a due terzi di tutti i beni – sempre che la magistratura argentina riesca a valutarne esattamente l’entità, un lavoro che si preannuncia tutt’altro che semplice.

Solo in Argentina Maradona possedeva almeno cinque fra proprietà e case, una delle quali ceduta poi alla ex compagna Rocío Oliva (la residenza del Tigre dove è morto era invece affittata), e quattro automobili; nel Dubai – dove ricevette moltissimi regali costosi, che andrebbero valutati uno ad uno – ha lasciato una Rolls Royce del valore di 300mila euro e una Bmw valutata a poco mneo della metà. Spostandosi in Bielorussia – dove ricoprì per qualche tempo la carica di presidente onorario del Dinamo Brest – a Maradona venne regalato un anello di brillanti del valore di 300mila euro e un fuoristrada di lusso in fibra di vetro – in grado di navigare a 8 chilometri orari parcheggiato ancora a Brest. A tutto questo vanno aggiunti alcuni contratti estremamente lucrosi – ad esempio l’azienda di videogiochi Konami – a cui si aggiungono diverse scuole calcio in Cina e alri investimenti sia nella stessa Cina che in Italia.

Diego Maradona e il cinema, da Sorrentino a Kusturica

Paolo Sorrentino aveva ringraziato Maradona di fronte a tutto il mondo quando aveva vinto l’Oscar per “La grande bellezza”, e il regista napoletano ha appena terminato le riprese di un film dal titolo emblematico, “E stata la mano di Dio”, ambientato nella Napoli della propria infanzia, quella in cui el pibe de oro spopolava. Ma la figura geniale e contraddittoria del calciatore argentino appena scomparso ha affascinato molti registi, primo fra tutti Emir Kusturica, che nel 2008 aveva presentato a Cannes un documentario su di lui, “Maradona di Kusturica”. Insieme erano tornati nei luoghi chiave della vita del calciatore argentino, Buenos Aires, Napoli e Cuba, ripercorrendo gli esordi, i trionfi, il declino e la lenta risalita, con riflessioni condivise su calcio e politica. Marco Risi ha addirittura realizzato un biopic, “Maradona – La mano de Dios”, con tre attori diversi ad interpretare il calciatore bambino, adolescente e adulto, che raccontava alcuni momenti salienti della sua vita. A raccontare invece il grande legame d amore tra il calciatore e la città partenopea è stato Alessio Maria Federici con “Maradonapoli”: santificato ancor prima del suo arrivo in città nel 1984, il calciatore è stato la personificazione di sogni, contraddizioni, genio, speranze, di tutta un popolo. Ma Maradona è stato anche attore: nella commedia di Neri Parenti “Tifosi”, sulla passione calcistica di alcuni sfegatati tifosi. Lì interpretava se stesso nell episodio che ha per protagonisti Nino D Angelo e tutti i tifosi del “suo” Napoli.

Da Maduro a Modi, l’addio dei leader più vicini al pibe de oro

Dal “Che” tatuato sul braccio agli incontri con Fidel, Maradona non è stato soltanto calcio ma anche politica. E soprattutto politica sudamericana. Ed è così che i leader di tutto il mondo si sentono chiamati in causa, quasi fosse un loro collega a essere scomparso. E anche i Parlamenti e le comunità partecipano all’addio del numero 10. In queste immagini il minuto di silenzio dedicato dal Parlamento messicano. Anche Evo Morales con un tweet reagisce alla triste notizia. “In Argentina avevo un vero amico” dice Nicolas Maduro. “Non sentivo tanta tristezza da tanto tempo, mi sento orfano”, aggiunge il presidente del Venezuela. Anche nella piccola Buenos Aires in Florida, Stati Uniti, o all’Havana sono in molti a sentire la tristezza. E allontanandosi dalle Americhe, persino in India, nella terra del cricket e dello yoga, ci sono insospettati tifosi del pibe de oro: Narendra Modi, premier indiano, twitta: è stato “un maestro del calcio”. Praticamente, un vero guru.

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