E’ durata quasi 11 ore la maratona domenicale in commissione Affari Costituzionali della Camera sulla riforma elettorale. Il patto tra Partito democratico, Movimento 5 stelle, Forza Italia e Lega sulla legge elettorale regge. La riforma elettorale proporzionale più o meno alla tedesca (Germanichellum) con sbarramento al 5% supera senza intoppi l’esame della prima giornata di votazioni in commissioni Affari Costituzionali alla Camera. Sono iniziate alle 11 del mattino e sono concluse alle 22: una maratona in sala del Mappamondo di undici ore, con 45 minuti di pausa pranzo e 30 di pausa merenda nel pomeriggio. A disposizione la commissione ha anche la giornata di oggi fino alle 17. Per quell’ora è stato indicato dal presidente della commissione Andrea Mazziotti il termine ultimo per dare il mandato al relatore Fiano a riferire in aula: sull’intera riforma se sarà stata approvata oppure su quanto si è approvato e quanto rinviato decidere all’aula. La scelta “politica” delle prime 4 forze politiche (Pd, M5s, Fi e Lega) è infatti di provare a mettere in votazione tutti gli oltre 700 emendamenti agli atti, dando spazio agli oppositori. Ma, al contempo, di tenere saldissimo il termine ultimo di domani alle 12 per iniziare l’esame in aula.
“Non possono esserci su questo – ha puntualizzato il capogruppo Pd Ettore Rosato – ulteriori rinvii. Possiamo anche arrivare in assemblea senza voto finale della commissione e ripresentare in quella sede gli emendamenti che la commissione non avrà esaminato”. Entro giovedì 8 giugno infatti deve arrivare il voto finale della Camera, in modo da trasmettere la nuova legge elettorale al Senato intorno al 10 giugno, con un mese di tempo a disposizione per esaminarla e votarla. Superati gli ultimi dubbi, in particolare in Forza Italia e nella minoranza Pd mentre questa volta M5s si è mostrato il più determinato a non rinunciare all’intesa. La prima parte della maratona ha confermato la solidità dell’intesa politica fra le quattro maggiori forze rappresentate in Parlamento, con il no compatto di Pd-M5s-Fi-Lega alle richieste di modifiche di Ap, Mdp, Si e delle altre forze centriste che hanno tentato senza esito fino all’ultimo di cambiare la soglia di sbarramento del 5%, introdurre le preferenze, consentire il voto disgiunto, prevedere due schede anziché una, consentire una maggiore quantità di candidature plurime, respingere premi di governabilità di lista, bocciare la riduzione dei collegi a quelli Senato del Mattarellum che consentirà di poter votare anche il giorno dopo l’approvazione della nuova legge non dovendo più ridisegnarli.
Stop ai capilista bloccati e alle pluricandidature, si’ alla soglia di sbarramento del 5%. Sono le novita’ piu’ importanti introdotte con l’accordo a quattro, grazie al quale sono stati anche respinti senza difficolta’ i tentativi dei partiti piu’ ‘piccoli’ di introdurre modifiche a loro favorevoli come il voto disgiunto o il premio di governabilita’. Per Rosato l’intesa trovata e’ “un risultato politico di straordinaria importanza che serve anche a cambiare il clima di rissosita’ nel Paese”. Sulla stessa linea Francesco Paolo Sisto di FI (“Andiamo verso una legge assolutamente condivisa che premiera’ il rapporto tra elettori ed eletti”) e Danilo Toninelli di M5s (“Finalmente possiamo dire che non ci sono piu’ le pluricandidature e i capilista bloccati. Speriamo che le altre forze politiche in Aula non si tirino indietro”). Critiche arrivano invece da Mdp. “Il Movimento 5 stelle vota contro il voto disgiunto e il potere di scelta dei cittadini. E’ chiaro che ora Beppe Grillo fara’, in vista delle politiche, quel che ha fatto a Genova e dira’ ai cittadini ‘fidatevi, decido io chi andra’ in Parlamento'”, ha affermato Alfredo D’Attorre. Le votazioni riprenderanno oggi dalle 10,30 alle 17 quando è previsto il voto sul mandato al relatore Emanuele Fiano a riferire in aula. Restano da esaminare, oltre ai singoli emendamenti aggiuntivi quelli relativi a tre istituti della nuova legge: i collegi del Senato, la parità di genere per il Senato, i meccanismi di semplicficazione per la raccolta delle firme per presentare le candidature. Le novità più importanti introdotte.
SOGLIA DI SBARRAMENTO Sono eletti in Parlamento solo deputati e senatori collegati sulla scheda a liste di candidati che superino il 5% nazionale di consenso.
UN VOTO, UNA SCHEDA, UNA CROCE L’elettore italiano riceverà due schede: una per votare alla Camera e una al Senato. Su ciascuna di esse dovrà mettere una sola croce che attribuirà al contempo il voto per il candidato nel collegio uninominale e per la lista proporzioinale con il suo stesso simbolo.
60% PROPORZIONALE E 40% MAGGIORITARIO La nuova legge elettorale è per il 60% proporzionale e per il 40% maggioritaria.
60% CANDIDATI UOMINI E 40% DONNE IN COLLEGI Ogni forza politica dovrà presentare nei collegi uninominali non meno del 40% di candidature femminili. Nelle liste bloccate per l’elezione con la proporziale si dovranno alternare candidati donne e uomini.
232 COLLEGI UNINOMINALI CAMERA, 112 SENATO Alla Camera i collegi uninominali assegnati con il maggioritario saranno 232 (1 in Val d’Aosta e 6 in Trentino Alto Adige previsti da norma ad hoc + 225 in palio nelle altre Regioni secondo la rispettiva popolazione). Al Senato saranno 112.
398 SEGGI CAMERA E 203 SENATO I seggi che saranno asegnati con la proporzionale saranno 398 alla Camera e 203 al Senato.
28 CIRCOSCRIZIONI ELETTORALI L’Italia viene suddivisa in 28 circoscrizioni elettorali per l’assegnazione dei seggi della quota proporzionale.
LISTE DA 2 A 6 CANDIDATI I candidati nella quota proporzionale nelle 28 circoscrizioni territoriali saranno indicati dai partiti in liste che possono avere un minimo di 2 e un massimo di 6 candidati.
LA SFIDA NEL COLLEGIO Nei collegi vince il candidato che prende più voti. Chi vince nei collegi è sempre eletto in Parlamento, alla sola condizione che la lista di partito a cui è collegato abbia superato lo sbarramento del 5%.
CAPILISTA UN PO’ MENO BLOCCATI Chi vince nei collegi entra in Parlamento con priorità rispetto a tutti i candidati del suo stesso partito indicati nella lista proporzionale. Solo dopo l’assegnazione dei seggi ai vincitiori nei collegi uninominali infatti saranno assegnati i seggi ai candidati nella proporzionale. Si seguirà l’ordine di candidatura in lista. I capilista saranno dunque i primi a entrare dopo i vincitori nei collegi.
CANDIDATURE PLURIME NO Ci si potrà candidare in contemporanea solo in non più di un collegio maggioritario e una lista proporzionale.
ELETTI I PRIMI SCONFITTI NEI COLLEGI Se una lista che supera il 5% non vince nessun collegio il primo a entrare in Parlamento sarà il meglio piazzato fra i non eletti e non i capilista.
MENO FIRME E MENO BUROCRAZIA Viene semplificata la procedura per presentare le candidature al Parlamento e ridotto il numero di firme necessarie presentarle.