Dalla marcia su Mosca al dietrofront: nell’arco di poco più di mezza giornata la “ribellione militare” – questo il capo d’accusa russo – di Yevgeny Prigozhin e della Wagner sembra essersi al momento esaurita senza tuttavia che siano chiare le esatte circostanze – e la durata – di questo esito.
Annunciata ieri notte, era iniziata con l’attraversamento della frontiera russa e l’arrivo a Rostov sul Don, confermato solo nelle prime ore della mattina in Italia; una posizione strategica, sia perché vi si torva il comando del distretto militare meridionale russo – e il principale hub logistico delle forze russe impegnate in Ucraina – sia perché, con un milione di abitanti, non è un bersaglio attaccabile dall’esercito regolare senza conseguenze politiche gravissime per il Cremlino.
Cremlino che ha rotto il silenzio solo alle 9 del mattino, in un breve discorso in cui Putin ha parlato di “pugnalata alla schiena” e di “tradimento”, richiamandosi alla Prima guerra mondiale piuttosto che alla seconda, e minacciando di farla pagare ai responsabili, Prigozhin in primis.
La reazione pratica delle autorità moscovite tuttavia si è concretizzata in un rafforzamento delle misure antiterrorismo e poco altro: le colonne della Wagner avanzano praticamente indisturbate (“senza versare neanche una goccia di sangue”, dirà poi Prigozhin) fino ad arrivare a 200 chilometri dalla capitale.
Crisi Wagner non influirà su guerra in Ucraina
La crisi della ribellione della Wagner “non avrà alcun effetto sull’operazione militare speciale in Ucraina”: lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La “situazione della Wagner è stata risolta senza ulteriori perdite”, con un accordo che prevede il ritorno dei combattenti del gruppo militare privato alle loro basi; quanto a Prigozhin, le accuse contro di lui verranno archiviate ma il comandante della Wagner si trasferirà in Bielorussia, con la garanzia per la sua sicurezza personale data dallo stesso Vladimir Putin.
“I negoziati” tra il presidente bielorusso Lukashenko e il capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin “sono proseguiti per tutta la giornata. Di conseguenza, sono giunti a un accordo sull’inammissibilità di scatenare un sanguinoso massacro sul territorio della Russia. Prigozhin ha accettato la proposta del presidente della Bielorussia di fermare il movimento di persone armate della compagnia Wagner sul territorio della Russia e di compiere ulteriori passi per allentare le tensioni. Al momento, è sul tavolo un’opzione assolutamente vantaggiosa e accettabile per risolvere la situazione, con garanzie di sicurezza per i combattenti Wagner”, ha riferito ancora il servizio stampa del presidente bielorusso.