Bella e impossibile. Maria Elena Boschi, la custode del fuoco del renzismo

IL CORSIVO La ministra Boschi consegue la maturità classica nel Duemila. Da lì in poi è un continuo bruciare le tappe di Daniele Di Mario

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di Daniele Di Mario

Bella e impossibile. Perché così impone lo status di vestale del cerchio magico, custode del fuoco del renzismo. Bella certo. Ma anche determinata, capace di passare oltre critiche e scandali con charm, decisione e una dose di faccia tosta e cinismo che in politica non guastano. Perché solo lei, Maria Elena Boschi, mentre infuria la polemica per le telefonate «inopportune» della ministra dimissionaria Federica Guidi che la tirano in causa, può permettersi di dire che Tempa Rossa è un “progetto strategico per il Paese, lo rifirmerei domattina. Vedo sui giornali che ci sono molti esperti di emendamenti, soprattutto fuori dal Parlamento. Il ministro per i Rapporti col Parlamento, che sono io, deve verificare e autorizzare tutti gli emendamenti”. Fosse accaduto a qualsiasi altra ministra, magari berlusconiana, l’avrebbero fatta a pezzi. Lei no. Attaccata certo, fino alla mozione di sfiducia come accaduto sul caso Banca Etruria. Mozione respinta, con lei che tira dritto come al solito perché il vento del cambiamento renziano non si ferma. E Matteo la difende sempre e comunque. Attaccata, ma comunque temuta e rispettata da amici, compagni e avversari, dentro e fuori il partito. Bella e impossibile. Perché diciamolo, come può un fior di ragazza come Maria Elena essere single, come lei stessa si dichiara, e trascorrere le proprie serate in compagnia d’un bicchiere di latte? Nata a Montevarchi il 24 aprile di 35 anni fa, la Boschi consegue la maturità classica nel Duemila. Da lì in poi è un continuo bruciare le tappe. Si laurea in Giurisprudenza, ovviamente cum laude, consegue un master in diritto societario, supera l’esame da avvocato e lavora come civilista specializzata in diritto societario, bancario e d’impresa presso il prestigioso studio legale fiorentino Tombari, Corsi D’Angelo e Associati. Nel 2013 siede nel Cda di Publiacqua, ma nel frattempo fa già politica da anni. Nel 2008 è portavoce dei comitati a sostegno della candidatura a sindaco di Firenze del dalemiano Michele Ventura, sfidante di Matteo Renzi.

Come tanti altri ex dalemiani, viene folgorata dall’enfant prodige del Pd gigliato. Poco dopo infatti Maria Elena partecipa convinta alla prima Leopolda, quella della rottamazione. E alla corrente dei rottamatori la Boschi aderisce convintamente tanto che negli anni successivi della kermesse renziana sarà prima conduttrice e poi organizzatrice, in un crescendo rossiniano di incarichi e responsabilità prima all’interno del partito poi a Palazzo Chigi. Con Renzi il feeling politico è un colpo di fulmine. I due si capiscono, s’intendono, lui si fida ciecamente di lei, che più ogni altra persona, insieme con Luca Lotti, incarna il renzismo, il new labour Dem ispirato da Matteo. Consigliera giuridica del sindaco di Firenze, nel 2012 con Simona Bonafè e Sara Biagiotti è una delle tre coordinatrici della campagna elettorale di Renzi alle primarie per la premiership contro Bersani. Va male: il tempo della rottamazione non è ancora arrivato, bisogna aspettare un anno. Intanto a Palazzo Vecchio si forma la squadra destinata a governare prima il Pd, poi il Paese. E la Boschi ne è il cardine. Così quando Renzi l’8 dicembre 2013 diventa segretario, mette nella squadra di governo del partito Maria Elena col ruolo di responsabile Riforme. La prima riunione della segreteria è convocata l’11 dicembre alle 7 del mattino, lei si presenta raggiante nonostante l’alzataccia insieme con i fedelissimi del neoleader: Lotti, appunto, ma anche Lorenzo Guerini, Debora Serracchiani, Marianna Madia, Federica Mogherini, Pina Picierno, Filippo Taddei.

Stanno tutti molto sereni, qualcun altro a Palazzo Chigi un po’ meno nonostante Renzi lo rassicuri e lo inviti a governare. Perché il passo dal partito al governo è breve, così Enrico Letta è costretto a consegnare la campanella senza neppur degnare d’uno sguardo il più giovane successore che al Quirinale da Giorgio Napolitano porta a giurare da ministri tutti i suoi uomini più fidati. Naturalmente c’è anche Maria Elena Boschi, completo pantalone e tailleur colore blu Capitan America, tacco 15. Nell’esecutivo continua a occuparsi di Riforme. Incassato l’Italicum tra mille polemiche, fatto e disfatto il Patto del Nazareno sgretolatosi sull’elezione al Colle di Sergio Mattarella, se tutto andrà come sta andando la giovane ministra passerà alla storia come l’autrice della Costituzione della Terza Repubblica. Mica male a 35 anni. Certo, non mancano gli scandali. Veri o presunti. Non solo l’ultimo, lo smaltimento dei rifiuti da estrazioni petrolifere in Basilicata. C’è, soprattutto, Banca Etruria, con papà Boschi nel mirino dell’Authority, i risparmiatori che perdono tutto e il governo che nel novembre 2015 vara il “salva-Banche”». Quattro mozioni di sfiducia tra Camera e Senato, due contro la Boschi e due contro il governo. Tutte respinte. Bella e impossibile. Ma anche invulnerabile.